«Un episodio che preoccupa e inquieta», tanto più se il Fondo Rustico Amato Lamberti è solo l’ultimo tra i beni confiscati alla camorra in Campania, ad essere finito nel mirino di atti vandalici che si ripetono con impressionante cadenza da settimane.
I circa 90 volontari che arrivavano dalla Lombardia, Toscana, Marche, Emilia, Calabria erano appena arrivati, due giorni fa, quando si sono sentiti dire: hanno rubato tutti gli attrezzi.
La risposta – stando a quanto riporta il quotidiano L’Avvenire – è stata pressappoco: lavoreremo a mani nude. Una frase che dà sollievo, dopo giorni di inquietudine.
Prima che l’attrezzatura sparisse dal Fondo, 14 ettari nella circoscrizione di Chiaiano, intitolato alla memoria di Amato Lamberti, il sociologo napoletano scomparso qualche anno fa, intellettuale in prima fila nella lotta alla camorra, altri episodi avevano fatto danni nei terreni sottratti ai boss della criminalità organizzata: l’incendio che ha distrutto il pescheto di Teano della NCO, la Nuova Cucina organizzata, il furto alla fattoria biologica “Fuori di Zucca”, associazione di Aversa collegata alla Cooperativa NCO, fino all’incendio che ha devastato la settimana scorsa la Cleprin, l’azienda “etica” di Sessa Aurunca. C’è una regia dietro l’impressionante scia di fatti che sta scuotendo i beni confiscati, nel momento stesso in cui molti beni sono sotto i riflettori per i campi estivi che Libera con altre associazioni stanno portando avanti in questi giorni?
«Oltre al danno per la cooperativa, è inquietante che l'atto vandalico viene segnato con simboli, apparsi sulle pareti dei capannoni e sulle bandiere , di intolleranza verso chi come la Cooperativa Resistenza si impegna quotidianamente a contrastare il razzismo e la xenofobia promuovendo la pratica dell'accoglienza e della solidarietà», dice in una nota Libera Campania, a proposito del furto al Fondo Rustico.
«Andremo avanti- conclude nella nota Libera Campania- per sostenere questa esperienza e con corresponsabilità saremo presenti giovedì all'iniziativa promossa sul bene confiscato per dare un segnale concreto che l'accoglienza, la solidarietà e la promozione della giustizia sociale sono pratiche quotidiane di chi vuole costruire una società libera dalle mafie e dalla corruzione».
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