Riportiamo l'esperienza di Luigi Torelli, della segreteria dello Spi Cgil di Pesaro Urbino, che ha fatto il volontario al Campo di Corleone dal 30 giugno all'11 luglio 2015. Il suo diario da valore a tutto il nostro impegno.
30/06/2015 - Partenza per Corleone alle ore 04,30 – Passo da Pesaro per prendere Domenico (Sbordone) e Ostilio(Gasperini), i due pensionati dello SPI Pesaro-Urbino, che condivideranno con me l'esperienza al Campo di Corleone.
Arrivo a Corleone verso le ore 20,00/20,15.
Ci aspettano le due pensionate di Feltre, Loretta(Solagna) e Emanuela( Boscarin), e il coordinatore della cucina, Giovanni(Denaro), di Modica, paese in provincia di Ragusa. Un veterano dei campi. E' il terzo o quarto anno che arriva a Corleone a Giugno e va via a Settembre. Una persona con cui si parla volentieri e con il quale mi sono trovato subito in sintonia..
Dopo una veloce presentazione,andiamo nell'appartamento dove dormiremo nei giorni di permanenza a Corleone.
La casa è poco distante dalla sede della cooperativa ed è stata affittata dallo SPI Sicilia per ospitare i pensionati volontari che vengono a lavorare in Cooperativa, come noi.
La Cooperativa
La costruzione in cui si svolgono le attività del campo è un bene che era appartenuto alla famiglia Grizzaffi, nipoti di Totò Riina.
Affidata alla Cooperativa “Lavoro e non solo”; ora si chiama “Casa Caponnetto”
E' una struttura a tre piani. Al piano terra ci sono l'ingresso e una sala che viene usata per le riunioni o per vedere la televisione; la cucina, non molto grande ma attrezzata di elettrodomestici, a norma; una sala più grande usata come refettorio. Gli altri due piani sono adibiti a dormitorio per i ragazzi del Campo.
Responsabile della Casa Caponnetto è Calogero.
La Cooperativa ha in gestione 140 ettari di terreno, tra vigneti, seminativo (frumento, legumi), produzione di pomodori. I terreni sono distribuiti tra Corleone e Canicattì.
Franco è quello che segue i lavori nei campi. Coordina anche il lavoro di un gruppo di giovani di colore. Infatti, la Cooperativa, quest'anno ha aderito ad un progetto denominato DRAGO, che consiste nell'ospitare giovani rifugiati di colore per una corso di formazione della durata di 18 mesi. I ragazzi di colore, di provenienza africana, hanno seguito corsi di italiano ed ora, come i ragazzi italiani, vengono impegnati per lavori nei campi. Sono assistiti da un mediatore culturale, che si chiama Andrea.
I campisti
I ragazzi sono circa 42 e provengono da Palermo e dalla Toscana, principalmente Firenze.
Sono coordinati da un pensionato della Toscana, Roberto.
Ogni giorno un gruppo di ragazzi rimane in sede per sistemare le camerate, pulire i bagni, apparecchiare/sparecchiare per il pranzo e la cena. Gli altri vanno nei campi di Corleone o Canicattì, secondo quello che si è deciso la sera precedente, insieme a Franco.
Il nostro compito, dei pensionati dello SPI Pesaro-Urbino e delle due pensionate di Feltre, è quello di preparare pranzo e cena e tenere in ordine la cucina.
Loretta e Emanuela, che sono a Corleone dal 29 Giugno, sono amiche. Loretta ha esperienza di cucina, in quanto gestiva un ristorante a Feltre.
Ostilio, di noi tre, è quello che ha più familiarità con i fornelli. Il mio compito è quello di aiutare Giovanni a sistemare tutto il materiale (piatti, pentole, forchette, coltelli, pane, bicchieri etc.) usato dopo il pranzo e la cena.
Il paese
Corleone ha circa 11.000 abitanti. E' un paese completamente agricolo. La parte più antica è adagiata sul fianco di una collina ed è caratterizzata da strade strette e in salita. La parte nuova ha strade più larghe e meno scoscese, ma la prima impressione è quella, oramai stereotipata, di un paese del Sud: un'area di abbandono e di incuria, con auto e trattori dovunque e sporco per le strade cittadine.
01/07/2015 - I ragazzi sono andati a Canicattì. Sono partiti verso le 07,00. Ci sono due ore di pullman da percorrere.
Sono andati a sistemare il vigneto che la Cooperativa gestisce in quel Comune. Pranzeranno al sacco e torneranno nel pomeriggio.
Abbiamo approfittato per fare un giro e conoscere il paese. Fa da cicerone Giovanni.
Andiamo a visitare la tomba di Placido Rizzotto. Accanto a questa ,è in allestimento quella dedicata a Bernardino Verro, sindaco socialista di Corleone, anche lui ucciso dalla mafia.
Visitiamo il Museo etnografico, piccolo ma interessante. Di fronte c'é il Centro di Documentazione sulla mafia, che oggi però è chiuso. Passiamo davanti alla Casa del Popolo e alla sede della CGIL (chiusa).
Dopo cena, c'è un breve briefing tra i ragazzi, Roberto e Calogero. Si decide che domani i ragazzi vanno in una vigna vicino Corleone. Giovanni mi chiede se voglio andare con lui nel vigneto. Accetto.
I ragazzi escono, quasi tutti, per andare nella “villa”( giardino pubblico) di Corleone, dove di solito, come in tutte le cittadine del Sud, si ritrovano i giovani per socializzare.
02/07/2015 - Sveglia alle 06,30. Alle 07,00 io e Giovanni siamo in Cooperativa. Facciamo colazione con i ragazzi.
Alle 07,45, partiamo per il vigneto. I ragazzi vanno con il pullman, io e Giovani andiamo con la mia auto in modo da ritornare prima, per aiutare Ostilio, Domenico, Loretta e Emanuela a preparare il pranzo.
Il lavoro non è complicato Si tratta di sistemare i tralci delle viti sui dei fili di ferro, per liberare lo spazio tra un filare e l'altro, dove poi passerà un trattore per dissodare la terra. Lavoro sostenibile fino alle 10,00/10,30. Dopo quell'ora, diviene pesante per la fatica e sopratutto per il sole cocente.
Mentre lavoro, penso. Sono colpito dall'enormità delle proprietà detenute dalla mafia in uno stesso paese. Questo dà l'idea del controllo sul lavoro, agricolo principalmente,e anche sui voti che Riina aveva a Corleone ma non solo. Ma nello stesso tempo mi sento rinfrancato, perché mi rendo conto che sto lavorando insieme ad altri volontari su beni appartenuti alla mafia, che ora sono a disposizione di una comunità e sopratutto mi sento “forte” perché penso che se intorno ad un'idea di legalità, si riesce a mettere insieme persone, movimenti,istituzioni e sindacato, la mafia può essere sconfitta.
Ore 17,30. In programma è previsto l'incontro con una scrittrice, Antonella Azoti, che viene accompagnata dal segretario generale dello SPI Sicilia.
Suo padre, Nicolò Azoti, è stato, nel 1946, Segretario della Camera del lavoro di Baucina, un paese vicino Palermo. E' stato uno degli organizzatori dei contadini siciliani che, in quel periodo, chiedevano di poter coltivare le terre incolte dei latifondisti. Come molti sindacalisti di quel periodo, circa 46 morti ammazzati, è stato ucciso dalla mafia per questa sua attività. La sua è stata una presentazione appassionata, il cui filo conduttore è stato quello di fare capire ai ragazzi e alle ragazze che bisogna sempre denunciare qualsiasi atto di illegalità, chiamandoli con il loro nome. Ha spiegato che la mafia per molto tempo si è giovata di una cappa di omertà, di una soggezione culturale,che ha portato la stessa scrittrice a nascondere di essere figlia di un uomo ammazzato dalla mafia. Fino alla strage di Capaci e alle morti di Borselino e Falcone.
Mentre la scrittrice parlava, mi è tornato in mente quanto abbiamo detto e discusso giorni prima nel Direttivo dello SPI provinciale in relazione al progetto “Memoria”. Approfondire la conoscenza delle vicende del passato per avere strumenti migliori per interpretare il presente. E questo a maggiore ragione se viene fatto attraverso la conoscenza di vicende “minori”, che poi sono la sostanza della storia stessa. Solo dopo questi avvenimenti si è incominciato a parlare della mafia apertamente ,senza giri di parola, e si è operato con più celerità, anche da un punto di vista legislativo , sul campo dell'antimafia, portando avanti il lavoro di uomini come Girolamo Li Causi e Pio La Torre che da tempo avevano capito, l'uno che la mafia è stato strumento della politica e che poi è diventata essa stessa attore politico e l'altro che per sconfiggere la mafia bisogna colpirla nei suoi interessi materiali.
03/07/2015 - Sveglia alle 06,00. Si torna a lavorare nella vigna, anche si più faticoso è meglio che stare in cucina.
Questa mattina con me e Giovanni viene anche Emanuela. Vuole anche lei provare il lavoro nel campo.
Torniamo in paese verso le 11,30/11,45. Dobbiamo aiutare Domenico, Ostilio e Loretta a preparare il pranzo.
Ore 15,30. E' arrivata una mini troupe di una televisione privata. E' stata incaricata dalla Giunta di fare un documentario su Corleone di oggi, nel tentativo di rompere l'immagine di Corleone come il paese della mafia per antonomasia. Insieme alla televisione, arrivano dei ragazzi e delle ragazze della Scuole Media con due loro insegnati.
Le riprese sono iniziate con uno stacco su una cartina della Sicilia, il cui interno è stato riempito dalla parola mafia, scritta con caratteri diversi , e su dizionari, aperti alla parola mafia, messi sul tavolo davanti alla cartina della Sicilia. Questo per indicare come la parola “mafia” abbia avuto un significato diverso a secondo delle culture che si sono succedute nell'isola e secondo i periodi storici. ( La parola “mafia” nell'accezione siciliana, vuole dire “bella donna”). Sono state fatte poi delle interviste ai ragazzi e a Calogero.
Ore 19,15: briefing con i ragazzi. C'è un cambio di programma. Domani devono ritornare a Canicattì, per cui la visita a Portella della Ginestra slitta a Lunedì.
04/07/2015 - I ragazzi sono partiti per Canicattì alle 07,00 circa e torneranno nel pomeriggio tardi.
Approfittiamo per fare una visita ad un vecchio ponte del XIII sec e ad una piccola cascatella, dove i ragazzi spesso vanno a bagnarsi.
Dopo cena, i ragazzi, come ogni sera, escono per andare alla “villa”.
05/07/2015 - Oggi è Domenica. Giornata tranquilla. I campisti vanno con il pullman al mare vicino a Palermo. Rimarranno fino a pomeriggio inoltrato.
Ore 21,00: briefing con i ragazzi. Roberto e Calogero hanno voluto radunare i ragazzi per richiamarli al rispetto sia dei compiti assegnati a chi rimane in sede per sistemare le stanze e i tavoli per il pranzo e la cena, sia per quanto riguarda il lavoro d svolgere nei campi.
06/07/2015 - Sveglia alle 06,45. Io e Giovanni andiamo a lavorare nella vigna di Corleone.
Lasceremo il lavoro verso le 11,00, perché Loretta, una delle pensionate di Feltre, da Sabato sera sente un dolore al petto. Durante la Domenica ha fatto delle punture, ma il dolore non è passato. Per cui, questa mattina andrà al Pronto Soccorso per farsi fare una radiografia. Non si sa il tempo di cui avrà bisogno. Dobbiamo essere in Cooperativa per aiutare gli altri a preparare il pranzo per i ragazzi.
Lasceremo il lavoro verso le 11,00, perché Loretta, una delle pensionate di Feltre, da Sabato sera sente un dolore al petto. Durante la Domenica ha fatto delle punture, ma il dolore non è passato. Per cui, questa mattina andrà al Pronto Soccorso per farsi fare una radiografia. Non si sa il tempo di cui avrà bisogno. Dobbiamo essere in Cooperativa per aiutare gli altri a preparare il pranzo per i ragazzi.
Ore 15,15. I ragazzi partono con il pullman per Portella della Ginestra. Io, Giovanni, Loretta e Emanuela partiamo prima con la mia auto, perché Giovanni ci vuole portare a Piana degli Albanesi e perché nel pullman non c'é posto per tutti. Infatti Ostilio e Domenico vanno in auto con Andrea.
Ore 15,40. Piana degli Albanesi. Un paese fondato da albanesi scappati dalle invasioni turche, circa 600/700 anni fa. Hanno conservato tradizioni e lingua . La loro toponomastica è attualmente bilingue. Arriviamo troppo presto per visitare le chiese cattoliche-bizantine di rito greco-ortodosso, ma in compenso troviamo aperto un bar. Giovanni , gentilmente, ci offre un cannolo locale. Veramente una delizia. Troviamo la Casa del Popolo aperta. C'è una bandiera della FLAI che sventola sul balcone.
Entriamo e facciamo la conoscenza di Mario Nicosia, classe 1925. E' uno dei pochi sopravvissuti alla strage di Portella della Ginestra. Ha 90 anni, ma è lucido e pieno di passione, che dimostrerà nell'incontro con i ragazzi.
Ore 16,15. Ci trasferiamo a Portella della Ginestra. Poco dopo arrivano Mario Nicosia e Serafino Petta, classe 1931, anche lui sopravvissuto ai fatti di Portella. Sono loro due che incontreranno i ragazzi.
Il luogo è suggestivo. Da un lato c'è un pianoro, adesso occupato da un parcheggio e dall'altro un'altura dalla cui base il bandito Giuliano, ma non solo lui, ha aperto il fuoco sulla folla che ascoltava il comizio per la Festa del 1 Maggio. Ci sono grossi massi sparsi per il campo. Su uno è incisa una breve poesia, su un'altra i nomi degli assassinati.
Arrivano i ragazzi. I due sopravvissuti raccontano loro quanto è successo quel giorno. Di come un giorno di festa si è trasformato in un giorno di lutto. Il racconto di Serafino Petta è stato lucido, ma quello di Mario è stato appassionato.
Il racconto di avvenimenti, di cui hai sentito parlare o su cui hai letto o studiato, da parte di chi li ha direttamente vissuti ti da una sensazione di forte emozione. Soprattutto ti rafforza la convinzione di essere dalla parte giusta, che ,con tutti i limiti che la CGIL ha, la nostra organizzazione è quella che ancora oggi è dalla parte dei deboli, contro la sopraffazione, per il rispetto delle regole democratiche.
Mario e Serafino hanno chiesto ai ragazzi di tenere da conto due cose: la Costituzione e la “penna”, cioè l'istruzione , cioè l'arma che la mafia teme di più.
07/07/2017 - Sveglia alle 07,30. I ragazzi sono partiti per Canicattì alle 06,30, ma torneranno per l'ora i pranzo, perché nel pomeriggio si va Cinisi.
Ore 14,45. Partenza per Cinisi, paese di Peppino Impastato. Io, Giovani , Loretta e Emanuela andiamo con l'auto, sempre perché il pullman non riesce a portare tutti. Paesaggio suggestivo, ma montagne di rifiuti ovunque.
Ore 16,15. Arrivati a Cinisi, in tempo per fermare la responsabile di “Casa Felicia e Peppino Impastato”. Stava momentaneamente chiudendo per partecipare al funerale di uno dei responsabili di “Casa Felicia”. I ragazzi arrivano con ritardo, poiché il pullman ha avuto un'avaria.
La casa di Peppino Impastato è stata trasformata in un “ mausoleo”. Ci sono una serie di foto che raccontano la vita di Peppino. Un luogo rievocativo. La prima sensazione, forse troppo superficiale, è stata “ fredda”.
Dopo i funerali, i ragazzi ascoltano con attenzione le spiegazioni della responsabile della “Casa Felicia”. Suggestive le cento mattonelle che dalla casa di Impastato portano verso quella di Badalamenti, ora sede della Radio IATO, la radio fondata da Impastato. Sono cento mattonelle,che riportano frasi significative di persone come Caponnetto o Borsellino o Falcone. Sono cento, come i “cento passi” dell'omonimo film o quelli della canzone dei Modena City Ramblers. Attualmente la struttura è in ristrutturazione, per cui non abbiamo potuto visitarla, così come non abbiamo avuto la possibilità di visitare Radio IATO. Il ritorno a Corleone ci ha riservato una sorpresa. I ragazzi di colore hanno cucinato cous-cous anche per noi.
08/07/015 - Sveglia alle 07,00. Colazione alle 07,30. Arrivato alla Cooperativa, c'è un cambio di programma. Con Giovanni avevamo programmato la pulizia della cappa della cucina, ma il pullman grande era dal meccanico e il pullmino di riserva non può portare più di nove persone. Franco mi chiede di accompagnare 5 ragazzi in campagna.
Il campo non è molto distante. Il lavoro consiste nel togliere l'erba dalla base di piccoli noci. Non è faticoso, ma sotto il sole diventa pesante. Non riesco a fare molto, poiché mi ero vestito per rimanere in cooperativa. Praticamente con i sandali. Mi fermo e aspetto che i ragazzi finiscano il lavoro. Trovo un albero di gelsi neri. Li assaggio. Sono veramente buoni, maturi al punto giusto. Alle 12,30 si torna a Corleone.
Ore 16,30. Visita al Laboratorio della Legalità. Si va a piedi, poiché è a poche centinaia di metri dalla sede della Cooperativa. Il Laboratorio si trova nella casa che una volta apparteneva a Provenzano. E' situata su due piani e contiene dipinti, dai colori vivaci, fatti a mano, che raffigurano gli episodi più significativi di mafia successi nel nostro paese. La ragazza che fa da guida è brava sia nello spiegare che nel suscitare spunti di confronto. Una visita istruttiva.
09/07/2015 - Sveglia alle 07,00 e colazione alle 07,30. Riaccompagno i ragazzi nel noceto, ma non mi fermo. Ritorno in Cooperativa per sistemare insieme agli altri la cucina. Con Giovanni andiamo a fare la spesa.
Alle 11,30 vado a riprendere i miei 5 ragazzi.
Alle 12,30, i ragazzi vanno nella sede della Guardia di Finanza, ex casa di Totò Riina.
Io rimango in sede per aiutare a preparare il pranzo.
10/07/2015 - Sveglia alle 07,00 e colazione alle 07,30. I ragazzi sono partiti alle 06,30 per finire il lavoro nella vigna di Canicattì.
Ore 18,00. Incontro con il Sindaco. Venuta da sola. Ha parlato della sua Giunta e ha sottolineato le difficoltà che incontra nell'amministrare: mancanza di risorse, essere una donna, condizionamenti diretti o indiretti da parte di personaggi legati alla mafia. Ha dimostrato volontà di affrontare con decisione il fenomeno della illegalità. Si è sottoposta volentieri alle domande dei ragazzi, che ,appunto, le hanno chiesto quali sono i rapporti con certi ambienti, in che modo pesano sull'amministrazione, facendo riferimento ad un episodio che tempo fa ha coinvolto un dipendente del Comune.
Ore 19,30. Roberto ha radunato tutti i campisti per la verifica finale dell'esperienza fatta. I ragazzi hanno espresso un giudizio complessivamente positivo sul campo. Ai ragazzi è stato poi consegnato un attestato di partecipazione.
Dopo cena, tutti sono andati alla “villa”.
Domani si riparte per Pesaro. Sono stati dieci giorni intensi soprattutto sul piano dell'emotività e della conoscenza,almeno per me.
Vivere in un paese in odore di mafia è differente che parlarne in una riunione o convegno. Esci dalla Cooperativa e devi stare attento a come ti comporti e dove vai, perché la gente, che apparentemente sembra indifferente, ti guarda e ti giudica.
Il rapporto con il paese mi è sembrato quantomeno guardingo, se non freddo. Nei giorni di permanenza, rappresentanti della CGIL o dello SPI non si sono visti. Questo mi porta a pensare che c'è ancora molto lavoro da fare, soprattutto sul piano culturale, anche all'interno della nostra organizzazione. E' vero anche che noi viviamo in un altro contesto socio-economico, ma i nostri rappresentanti devono essere avanti agli altri.
Dall'incontro con Antonella Azoti, così come quello con Mario e Serafino, i due sopravvissuti di Portella della Ginestra, ho ricavato la convinzione che il percorso da noi intrapreso con il progetto “ Memoria” vada nella direzione giusta .
Per due ragioni: Come dice il prof. Pivato, la memoria, se poi questa è espressa direttamente dai protagonisti, è lo strumento principale per recuperare fatti da cui fare nascere un insegnamento.
E' importante però che il recupero della memoria non si fermi alla “commemorazione”.
Mentre ascoltavo i due sopravvissuti alla strage, mi chiedevo quanto di quello che stavano ascoltando, i ragazzi avessero introitato e soprattutto cosa possiamo fare noi affinché dal recupero della memoria possa discendere un insegnamento che penetri nella coscienza dei ragazzi.
L'altra ragione è il coinvolgimento della scuola in questa opera di recupero della memoria. Nell'incontro con la scrittrice , alla fine, è stato detto ai ragazzi di portare la loro esperienza tra gli amici, nelle loro classi.
Caponnetto diceva, con forza, che ciò che la mafia teme di più è la scuola più che la giustizia, perché la scuola è il luogo in cui il seme della legalità può crescere. Compito della scuola è la formazione di un cittadino consapevole. Un cittadino consapevole è un cittadino responsabile e un cittadino responsabile è quello che partecipa in prima persona a tutte le azioni per l'affermazione di uno Stato in cui la legalità è tra i primi obiettivi da raggiungere.
La mafia teme tutto questo, perché ha sempre fatto della soggezione materiale e culturale l'humus in cui crescere e attecchire.
Ore 15,40. Piana degli Albanesi. Un paese fondato da albanesi scappati dalle invasioni turche, circa 600/700 anni fa. Hanno conservato tradizioni e lingua . La loro toponomastica è attualmente bilingue. Arriviamo troppo presto per visitare le chiese cattoliche-bizantine di rito greco-ortodosso, ma in compenso troviamo aperto un bar. Giovanni , gentilmente, ci offre un cannolo locale. Veramente una delizia. Troviamo la Casa del Popolo aperta. C'è una bandiera della FLAI che sventola sul balcone.
Entriamo e facciamo la conoscenza di Mario Nicosia, classe 1925. E' uno dei pochi sopravvissuti alla strage di Portella della Ginestra. Ha 90 anni, ma è lucido e pieno di passione, che dimostrerà nell'incontro con i ragazzi.
Ore 16,15. Ci trasferiamo a Portella della Ginestra. Poco dopo arrivano Mario Nicosia e Serafino Petta, classe 1931, anche lui sopravvissuto ai fatti di Portella. Sono loro due che incontreranno i ragazzi.
Il luogo è suggestivo. Da un lato c'è un pianoro, adesso occupato da un parcheggio e dall'altro un'altura dalla cui base il bandito Giuliano, ma non solo lui, ha aperto il fuoco sulla folla che ascoltava il comizio per la Festa del 1 Maggio. Ci sono grossi massi sparsi per il campo. Su uno è incisa una breve poesia, su un'altra i nomi degli assassinati.
Arrivano i ragazzi. I due sopravvissuti raccontano loro quanto è successo quel giorno. Di come un giorno di festa si è trasformato in un giorno di lutto. Il racconto di Serafino Petta è stato lucido, ma quello di Mario è stato appassionato.
Il racconto di avvenimenti, di cui hai sentito parlare o su cui hai letto o studiato, da parte di chi li ha direttamente vissuti ti da una sensazione di forte emozione. Soprattutto ti rafforza la convinzione di essere dalla parte giusta, che ,con tutti i limiti che la CGIL ha, la nostra organizzazione è quella che ancora oggi è dalla parte dei deboli, contro la sopraffazione, per il rispetto delle regole democratiche.
Mario e Serafino hanno chiesto ai ragazzi di tenere da conto due cose: la Costituzione e la “penna”, cioè l'istruzione , cioè l'arma che la mafia teme di più.
07/07/2017 - Sveglia alle 07,30. I ragazzi sono partiti per Canicattì alle 06,30, ma torneranno per l'ora i pranzo, perché nel pomeriggio si va Cinisi.
Ore 14,45. Partenza per Cinisi, paese di Peppino Impastato. Io, Giovani , Loretta e Emanuela andiamo con l'auto, sempre perché il pullman non riesce a portare tutti. Paesaggio suggestivo, ma montagne di rifiuti ovunque.
Ore 16,15. Arrivati a Cinisi, in tempo per fermare la responsabile di “Casa Felicia e Peppino Impastato”. Stava momentaneamente chiudendo per partecipare al funerale di uno dei responsabili di “Casa Felicia”. I ragazzi arrivano con ritardo, poiché il pullman ha avuto un'avaria.
La casa di Peppino Impastato è stata trasformata in un “ mausoleo”. Ci sono una serie di foto che raccontano la vita di Peppino. Un luogo rievocativo. La prima sensazione, forse troppo superficiale, è stata “ fredda”.
Dopo i funerali, i ragazzi ascoltano con attenzione le spiegazioni della responsabile della “Casa Felicia”. Suggestive le cento mattonelle che dalla casa di Impastato portano verso quella di Badalamenti, ora sede della Radio IATO, la radio fondata da Impastato. Sono cento mattonelle,che riportano frasi significative di persone come Caponnetto o Borsellino o Falcone. Sono cento, come i “cento passi” dell'omonimo film o quelli della canzone dei Modena City Ramblers. Attualmente la struttura è in ristrutturazione, per cui non abbiamo potuto visitarla, così come non abbiamo avuto la possibilità di visitare Radio IATO. Il ritorno a Corleone ci ha riservato una sorpresa. I ragazzi di colore hanno cucinato cous-cous anche per noi.
08/07/015 - Sveglia alle 07,00. Colazione alle 07,30. Arrivato alla Cooperativa, c'è un cambio di programma. Con Giovanni avevamo programmato la pulizia della cappa della cucina, ma il pullman grande era dal meccanico e il pullmino di riserva non può portare più di nove persone. Franco mi chiede di accompagnare 5 ragazzi in campagna.
Il campo non è molto distante. Il lavoro consiste nel togliere l'erba dalla base di piccoli noci. Non è faticoso, ma sotto il sole diventa pesante. Non riesco a fare molto, poiché mi ero vestito per rimanere in cooperativa. Praticamente con i sandali. Mi fermo e aspetto che i ragazzi finiscano il lavoro. Trovo un albero di gelsi neri. Li assaggio. Sono veramente buoni, maturi al punto giusto. Alle 12,30 si torna a Corleone.
Ore 16,30. Visita al Laboratorio della Legalità. Si va a piedi, poiché è a poche centinaia di metri dalla sede della Cooperativa. Il Laboratorio si trova nella casa che una volta apparteneva a Provenzano. E' situata su due piani e contiene dipinti, dai colori vivaci, fatti a mano, che raffigurano gli episodi più significativi di mafia successi nel nostro paese. La ragazza che fa da guida è brava sia nello spiegare che nel suscitare spunti di confronto. Una visita istruttiva.
09/07/2015 - Sveglia alle 07,00 e colazione alle 07,30. Riaccompagno i ragazzi nel noceto, ma non mi fermo. Ritorno in Cooperativa per sistemare insieme agli altri la cucina. Con Giovanni andiamo a fare la spesa.
Alle 11,30 vado a riprendere i miei 5 ragazzi.
Alle 12,30, i ragazzi vanno nella sede della Guardia di Finanza, ex casa di Totò Riina.
Io rimango in sede per aiutare a preparare il pranzo.
10/07/2015 - Sveglia alle 07,00 e colazione alle 07,30. I ragazzi sono partiti alle 06,30 per finire il lavoro nella vigna di Canicattì.
Ore 18,00. Incontro con il Sindaco. Venuta da sola. Ha parlato della sua Giunta e ha sottolineato le difficoltà che incontra nell'amministrare: mancanza di risorse, essere una donna, condizionamenti diretti o indiretti da parte di personaggi legati alla mafia. Ha dimostrato volontà di affrontare con decisione il fenomeno della illegalità. Si è sottoposta volentieri alle domande dei ragazzi, che ,appunto, le hanno chiesto quali sono i rapporti con certi ambienti, in che modo pesano sull'amministrazione, facendo riferimento ad un episodio che tempo fa ha coinvolto un dipendente del Comune.
Ore 19,30. Roberto ha radunato tutti i campisti per la verifica finale dell'esperienza fatta. I ragazzi hanno espresso un giudizio complessivamente positivo sul campo. Ai ragazzi è stato poi consegnato un attestato di partecipazione.
Dopo cena, tutti sono andati alla “villa”.
Domani si riparte per Pesaro. Sono stati dieci giorni intensi soprattutto sul piano dell'emotività e della conoscenza,almeno per me.
Vivere in un paese in odore di mafia è differente che parlarne in una riunione o convegno. Esci dalla Cooperativa e devi stare attento a come ti comporti e dove vai, perché la gente, che apparentemente sembra indifferente, ti guarda e ti giudica.
Il rapporto con il paese mi è sembrato quantomeno guardingo, se non freddo. Nei giorni di permanenza, rappresentanti della CGIL o dello SPI non si sono visti. Questo mi porta a pensare che c'è ancora molto lavoro da fare, soprattutto sul piano culturale, anche all'interno della nostra organizzazione. E' vero anche che noi viviamo in un altro contesto socio-economico, ma i nostri rappresentanti devono essere avanti agli altri.
Dall'incontro con Antonella Azoti, così come quello con Mario e Serafino, i due sopravvissuti di Portella della Ginestra, ho ricavato la convinzione che il percorso da noi intrapreso con il progetto “ Memoria” vada nella direzione giusta .
Per due ragioni: Come dice il prof. Pivato, la memoria, se poi questa è espressa direttamente dai protagonisti, è lo strumento principale per recuperare fatti da cui fare nascere un insegnamento.
E' importante però che il recupero della memoria non si fermi alla “commemorazione”.
Mentre ascoltavo i due sopravvissuti alla strage, mi chiedevo quanto di quello che stavano ascoltando, i ragazzi avessero introitato e soprattutto cosa possiamo fare noi affinché dal recupero della memoria possa discendere un insegnamento che penetri nella coscienza dei ragazzi.
L'altra ragione è il coinvolgimento della scuola in questa opera di recupero della memoria. Nell'incontro con la scrittrice , alla fine, è stato detto ai ragazzi di portare la loro esperienza tra gli amici, nelle loro classi.
Caponnetto diceva, con forza, che ciò che la mafia teme di più è la scuola più che la giustizia, perché la scuola è il luogo in cui il seme della legalità può crescere. Compito della scuola è la formazione di un cittadino consapevole. Un cittadino consapevole è un cittadino responsabile e un cittadino responsabile è quello che partecipa in prima persona a tutte le azioni per l'affermazione di uno Stato in cui la legalità è tra i primi obiettivi da raggiungere.
La mafia teme tutto questo, perché ha sempre fatto della soggezione materiale e culturale l'humus in cui crescere e attecchire.
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