mercoledì 22 luglio 2015

Ti chiamano 'infame'? È un valore aggiunto

"Sei un'infame", dicono alcuni bambini alla loro compagna di classe tredicenne. "Perché?", chiede lei. "Perché tuo padre è un infame". Il padre è Nino De Masi, imprenditore calabrese che da decenni ormai si ribella alla mafia.
Vive sotto scorta, davanti alla sua azienda ci sono uomini armati mandati dallo Stato a difendere edifici e dipendenti (che negli anni, anche a causa delle banche usuraie, sono passati da più di 250 a poco più di 100). "Mia figlia - racconta De Masi ai ragazzi e ai volontari dello Spi che partecipano al campo di Polistena - è tornata a casa in lacrime. Mi guardava e voleva spiegazioni. Le ho detto che questa cosa di essere chiamati 'infami' è un valore aggiunto, che significa essere cittadini onesti, interessati a difendere il proprio territorio. Non so se è giusto che una bambina si trovi in qualche modo coinvolta in situazioni così più grandi di lei. So, però, che io ce la metto tutta per garantire ai miei figli un futuro migliore".









Chi è Nino De Masi
Nino De Masi, 55enne, "re delle macchine agricole", sposato con tre figli si è ribellato alla legge del pizzo, attirandosi l’ira dei clan. Non solo. Ha anche sfidato le grandi banche trascinandole in tribunale con l’accusa di praticare tassi d’interesse da usurai.
A lungo è stato lasciato solo. Ma ora la società civile si è schierata al suo fianco.

A San Luca, per riprendersi i santuari della mafia
Ragazzi e pensionati ascoltano attenti. Al loro 'primo giorno di scuola' l'incontro con De Masi è già la seconda occasione di formazione sulla legalità prevista nella giornata. La mattina era iniziata con una visita particolarmente gradita, quella di Don Ciotti. "Sono giovani straordinari", dice il presidente di Libera a incontro finito. La maggior parte di loro non ha ancora diciotto anni ed è sorprendente come così giovanissimi siano interessati a tematiche sociali tanto difficili da affrontare e interpretare. Ma la gentilezza e la competenza di Antonio, uno dei soci della cooperativa Valle del Marro a cui sono affidati terreni confiscati, che in questi giorni segue i più giovani, rendono tutto più semplice.

Oggi incontreranno testimoni di vittime di mafia e si andrà tutti insieme a San Luca. "Un'esperienza importante", assicura Don Ciotti.

La sveglia suona alle sei. Ci sarà da camminare in montagna. "Portate cappelli e scarpe chiuse", raccomanda un pensionato. E così, tra le montagne calabresi, prosegue anche oggi il percorso sulle strade della legalità.

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