mercoledì 22 luglio 2015

La 'Ndrangheta controllava le scommesse on line: 41 arresti, sequestri per 2 mld di euro



Inchiesta della Dda di Reggio Calabria. Al vertice Mario Gennaro, legato al clan Tegano, creatore del brand Betuniq con sede principale a Malta. Il sistema permetteva di evadere il fisco e riciclare denaro sporco.
REGGIO CALABRIA - Al vertice di tutto c’era Mario Gennaro. Era lui il capo che tirava le fila del gioco d’azzardo e delle scommesse on line in tutta Italia per conto della ‘ndrangheta. Società con sedi all’estero, mille e cinquecento punti distribuiti in tutte le regioni del Paese e, soprattutto, una potenza economica di proporzioni gigantesche. Per il Gip del Tribunale di Reggio Calabria Caterina Catalano, che ha firmato 41 provvedimenti di custodia cautelare e il sequestro di un patrimoni da due miliardi di euro, Mariolino Gennaro era un "homo novus della ‘ndrangheta, strumento e garante dell’infiltrazione delle cosche nel settore delle scommesse, attraverso l’ottica aziendalistica di rientro nei gangli dell’apparente liceità".

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Nella sostanza Gennaro aveva creato il brand Betuniq con sede principale a Malta. Dall’estero nel giro di pochissimi anni aveva iniziato a lanciare dei punti commerciali in Italia. Vere e proprie agenzie giochi e scommesse e Ctd (Centri Trasmissione Dati), distribuiti su tutto il territorio nazionale. L’uomo della ‘ndrangheta aveva in ogni regione un proprio referente. Un “master” che proponeva (in alcuni casi imponeva) l’apertura di punti raccolta delle scommesse ad attività commerciali già presenti sui territori oppure da aprire ex novo.

Attività legale, in apparenza, in realtà la società metteva a disposizione i propri conti per le giocate on line e, così facendo, il giocatore poteva pagare e incassare in contanti. Un sistema, secondo i magistrati della Dda di Reggio Calabria che hanno condotto l’inchiesta (Stefano Musolino, Giuseppe Lombardo, Sara Amerio e Luca Miceli) che per anni ha consentito, oltre di evadere il fisco italiano, di riciclare ingenti quantità di denaro sporco.

L’attività congiunta di Guardia di Finanza, Carabinieri, Polizia Stato e Dia che ha portato alla notifica dei provvedimenti cautelari e al sequestro di società e punti scommesse, ha peraltro consentito di scoprire che sui diversi territori i master di Gennaro erano in grado di chiudere accordi con importanti esponenti della criminalità organizzata (non solo ‘ndrangheta, ma anche mafia e camorra) che gestivano in maniera diretta, o attraverso prestanome, i centri scommesse, realizzando così guadagni diretti e ottenendo la possibilità di riciclare in proprio.

Meriolino Gennaro, uomo legato al clan Tegano di Reggio Calabria, era diventato insomma il punto di riferimento di tutti i clan della ‘ndrangheta e non solo. Grazie a lui ed ai suoi uomini, le “famiglie” si erano imbarcate in un’operazione particolarmente remunerativa, formalmente pulita, ed avevano realizzato una vera e propria unitarietà funzionale al business. Tra l’altro, sempre secondo la Dda di Reggio Calabria, Gennaro stava ripulendo la Betuniq e accatastando un imponente patrimonio economico, al fine ultimo di partecipare al bando per le concessioni di Stato che si svolgerà nel 2016. Il boss delle scommesse on line voleva insomma prendersi una fetta di mercato ancora più importante e, ancora una volta, dietro una facciata di apparente legalità.

Fonte: www.repubblica.it

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