mercoledì 8 luglio 2015

Mafia, sequestro da un miliardo e 600 milioni a imprenditore antiracket

Gaetano Virga aveva presentato numerose denunce per estorsioni. Le sue testimonianze avevano consentito di arrestare cinque persone ritenute i capimafia e gli esattori di Misilmeri. Oggi la maxi-operazione sui suoi beni: "Si aggiudicava lavori e appalti con l'appoggio di Cosa nostra". (www.ilfattoquotidiano.it)
 “Aggiudicazione di lavori e di appalti pubblici nel settore dell’edilizia con il determinante appoggio di Cosa Nostra”. Sono state le indagini economico-patrimoniali, effettuate dagli investigatori della Dia palermitana, a portare a un sequestro record nei confronti a imprenditori ritenuti appartenenti di fatto alla famiglia mafiosa di Marineo (Palermo), legata al mandamento di Corleone.

Secondo i detective dell’Antimafia sono riusciti, nel tempo, a sviluppare e a imporre il loro “gruppo imprenditoriale” anche attraverso il cosiddetto “metodo Siino”, consistente nell’organizzazione di “cartelli” tra imprenditori, per l’aggiudicazione “pilotata” degli appalti pubblici. Il maxi sequestro è stato messo a segno ai danni di Gaetano Virga, imprenditore del settore calcestruzzi la cui azienda ha sede a Marineo, e dei suoi familiari. Il patrimonio nel mirino, trust, beni immobili e mobili registrati, rapporti bancari e imprese, è intestato ai fratelli Carmelo Virga 66 anni, Vincenzo 78 anni, Anna 76 anni, Francesco 71 anni e Rosa 68 anni, imprenditori originari della provincia di Palermo.


E così oggi gli uomini della Dia di Palermo stanno eseguendo un sequestro di beni per un ammontare complessivo di oltre un miliardo e 600 milioni di euro. Il provvedimento è stato emesso dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo e ha colpito anche un imprenditore considerato antiracket. Gaetano Virga aveva presentato numerose denunce contro il racket delle estorsioni. Le sue testimonianze avevano consentito di arrestare cinque persone ritenute i capimafia e gli esattori di Misilmeri.

L’operazione dei carabinieri – nel corso della quale finirono in manette Francesco Lo Gerfo ritenuto il capomafia di Misilmeri, e Stefano Polizzi, presunto estorsore sul quale si sono concentrate le testimonianze – portò anche allo scioglimento per infiltrazioni mafiose del Comune di Misilmeri.

Nel 2010, tra maggio e novembre, Polizzi avrebbe chiesto il pizzo proprio al cantiere edile di Virga minacciandolo. “Ricordati che hai dei figli, mi hanno detto”, aveva raccontato agli investigatori. “Quando Polizzi è venuto nei nostri uffici – aveva aggiunto – ha affrontato mio zio molto animatamente. Li ho visti discutere da una finestra all’interno della nostra azienda a Marineo. Nella zona tutti sapevano quello che faceva Polizzi. Mio zio l’ha mandato via dicendogli che non avrebbe avuto un centesimo, ma si è ripresentato successivamente”. Virga da quel momento era diventato un simbolo. Uno degli imprenditori antiracket che aveva avuto il sostegno delle associazioni Addiopizzo, Libero Futuro e Fai.

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