lunedì 20 luglio 2015

L’antimafia è fatica, ma anche “gioia di vivere”.


Riprendendo una frase del giornalista assassinato dalla Mafia Mauro Rostagno, secondo cui “l’Antimafia è gioia di vivere”, l’altra sera in un intervento pubblico Pietro Fragasso, presidente di “Pietra di Scarto”, ha anche ricordato che la lotta alla criminalità organizzata passa necessariamente per il lavoro e l’inclusione.


Pietra di Scarto è una delle due cooperative (l’altra è Alter Eco) che promuove in questi giorni i campi della legalità a Cerignola, accogliendo una decina di ragazzi che arrivano dalla città e dalla provincia di Ferrara, ma anche da Bologna, Bari e Campobasso,  accompagnati dagli “zii” - come li hanno ribattezzati gli stessi ragazzi - dello Spi di Ferrara, capitanati da Sandro Arnofi.

La frase di Rostagno campeggia anche nell’area attrezzata destinata ai residenti e ai visitatori, proprio all’ingresso del fondo confiscato che la Cooperativa gestisce a Contrada Toro, poco fuori Cerignola, e che i ragazzi stanno contribuendo ad ultimare: tinteggiano staccionate, raddrizzano pali, mettono a posto aiuole, e stanno dipingendo un bel murales che rappresenta un ulivo, con le radici rompono le catene a cui la mafia costringe questa terra. In Puglia l’ulivo è doppiamente simbolico, in quanto pianta diffusissima, oltre che segno di memoria e speranza.

Una volta il fondo apparteneva al boss Rosario Giordano, contabile dei Piarulli-Ferraro, il sanguinario clan che aveva esteso negli  anni ’80  i suoi tentacoli sull’intera provincia di Foggia prima che l’operazione Cartagine ne scompaginasse le fila. Sequestrato all’inizio degli anni ’90, il bene era diventato con gli anni una discarica a cielo aperto, devastata dagli sversamenti di un vicino opificio e dall’incuria. Nel 2010, arriva finalmente la confisca e l’assegnazione.

Sui quattro ettari popolati da 600 ulivi, e dalla coltivazione del pomodoro, i membri della cooperativa aiutano le persone con una storia di tossico-pendenza o di marginalità, e quanti stanno scontando pene alternative al carcere, a intraprendere un percorso diverso, fatto di lavoro e formazione alle varie attività agricole.
La storia di Giuseppe Mennuni, oggi vicepresidente della Cooperativa, riassume in sé il senso del lavoro che la cooperativa sta mettendo in campo. Un passato di tossicodipendenza con vari reati alle spalle, la vita cambia nel momento in cui incontra Fragasso. «La fiducia che mi ha dato è stata importante, oggi sono uomo nuovo. Ho avuto una occasione e l’ho colta – spiega – perché chi sbaglia, non deve averne almeno una per cambiare la propria esistenza?». 
Il nome trovato per la cooperativa, non a caso, fa riferimento a un passo biblico: «la pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d'angolo». (continua)
(A.F.)

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