Ho partecipato nei giorni scorsi a una iniziativa su Liberazione e antifascismo al Revolution Camp, a Paestum. Il Revolution Camp è una vacanza pensata per gli studenti delle scuole superiori e gli universitari, e per tutti i giovani che hanno voglia di confrontarsi e scambiarsi opinioni e soprattutto di divertirsi insieme, dopo un anno passato sui libri.
di Lucia Rossi, Segretario nazionale Spi Cgil
Il campeggio, promosso dalla Rete degli studenti Medi e dall’Unione degli Universitari, è ricco di attività di ogni genere: dibattiti con ospiti provenienti dal mondo politico, sindacale e associativo; presentazione di libri; tornei di calcetto e di volley in spiaggia. La prima impressione è stata quella di tornare indietro di tanti anni quando, anche io giovane, andavo nei campeggi delle feste dell'Unità Nazionali.
Stesso accampamento di tende, sacchi a pelo, fili stesi con i
vestiti, casino vero da campeggio politico. Che nostalgia di quei tempi. Una
stretta allo stomaco e una al cuore. Quando la politica era passione, era
appartenenza, era relazione vera, era discussione aspra, era incontro e scambio.
Era la mia giovinezza, la radicalità del confine netto tra il giusto e
l’ingiusto, si stava da una parte, nel luogo dove l’antifascismo era il
discrimine anche nelle amicizie non solo nella condivisione politica. Ecco i
ragazzi e le ragazze della Rete degli studenti e dell’UDU mi ricordano quei
tempi e quella generazione, sono belli da vedere nel loro impegno, nell’attenzione
che ripongono sui temi sociali e politici, nel protagonismo delle loro
battaglie che sono ancora le nostre.
Una società diversa, la giustizia sociale
sempre invocata e mai percepita, le disuguaglianze ancora così nette, tutto
questo appartiene alla voglia di cambiamento di ogni giovane generazione di
qualsiasi tempo. La sera dell’iniziativa ho accompagnato al campeggio Moni
Ovadia, persona di straordinaria empatia che deriva dall’immersione continua in
lingue e suoni diversi ereditati da una cultura che le dittature totalitarie
del 900 avrebbero voluto cancellare. Di questa cultura lui ne fa memoria per il
futuro. Ho incontrato Claudio Lazzaro autore regista di un documentario
sull’estrema destra italiana che ha raccontato del film fatto per capire, per parlare,
per contrastare lo sdoganamento della destra estrema. Ci ha fatto riflettere
sulla sensazione di solitudine che lo attraversa come se trattare il tema della
violenza fascista sia un fatto negativo condannando chi ne parla e non il
fascismo.
Raffaele Montegazza pedagogista e studioso di shoah ha contribuito,
nella discussione, nel capire l’importanza dell’educazione alla politica e di
dialogo interculturale. Una bella serata, di quelle che pensi debbano far parte
del bagaglio delle riflessioni su quanto l’antifascismo debba ancora essere
patrimonio dell’idea di libertà. Tema attuale non relegato a qualche
rievocazione e stortura del 900. Tema su cui interrogarsi non lasciando alla
velocità dell’idea di modernità il superamento di valori e ideali propri della
democrazia. Tema che va attualizzato nel rapporto tra generazioni.
La proposta
finale di Moni Ovadia è stata quella di dedicare la settimana del 25 Aprile e
del 1Maggio a serate di piazza in cui si mangia il pane delle resistenza, la
pasta della libertà e insieme ci si ritrova per ridare senso allo sbiadimento
politico che queste giornate vanno assumendo. Ricordo, memoria, valori. La
mistificazione, la trascuratezza con cui si vivono alcuni momenti della nostra
storia non devono trovarci impreparati nel rispondere politicamente al tempo
che viviamo, la solitudine che alberga in chi denuncia i fenomeni legati
all’estrema destra, deve essere annientata dalla consapevolezza condivisa che
l’agire collettivo ha una sua legittima aspirazione di rappresentare quel pezzo
della società che ripudia la violenza.
Nel sindacato, nello Spi questo è
patrimonio indiscusso e la pratica della memoria come trasmissione di valori ed
esperienze coincide con la speranza che una nuova generazione di giovani possa
farsi carico di una classe dirigente futura in grado di raccogliere quanto di
buono c’è stato e trasformarlo in opportunità. La pastasciutta antifascista, in
alcuni luoghi si fa già, può essere un’iniziativa da proporre in tutto il
territorio nazionale nell’incontro tra lo Spi e i giovani per dare concretezza
alla nostra voglia di raccontare ciò che è stato e farlo diventare ciò che
sarà. Moni Ovadia finita l’iniziativa
mi ha detto di salutare Carla Cantone, una vera forza della natura, a suo
dire, e anche per noi.
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