Esperienza dura ma entusiasmante da consigliare a giovani e
pensionati: Ernesto Cadenelli, pensionato di Brescia, consegna al blog le sue considerazioni dopo una settimana passata nel campo antimafia di Polistena.
Non mi soffermerò sul lavoro duro nell'agrumeto, reso ancor
più duro dal terribile caldo che ha investito l'Italia. Eppure meriterebbe,
poiché mentre si lavorava scattava anche il dialogo e la curiosità tra noi e i
giovani di Bologna est. É proprio vero,
il lavoro aiuta a socializzare, a uscire dall'individualismo e favorire
le relazioni. Per la mia generazione il lavoro è stato la molla della lotta
collettiva, della solidarietà, delle battaglie per emancipazione e diritti.
Credo che oggi la crisi e la precarietà producano danni anche sulle coscienze,
c'è più che mai bisogno di un
sentire e agire collettivo.
É stato bello cogliere l'allegria e la voglia di lavorare,
così come il disbrigo delle faccende domestiche necessarie in un campo e la
puntualità e curiosità con la quale si presentavano agli incontri di
testimonianza e conoscenza delle problematiche connesse a mafia e illegalità.
Questi giovani non erano certo in albergo a 4 stelle, ma in
una scuola elementare alloggiati in stanze multiple, con code per doccia e
bagno. Mi ricordava tanto il tempo della naja! Però fatica e allegria si
coniugavano egregiamente.
Le emozioni forti arrivano con gli incontri dei testimoni e
protagonisti diretti della lotta
alla mafia.
I giovani e Antonio, presidente della cooperativa Valle del
Marro, il giornalista Michele, la figlia di Cartisano, suor Carolina
collaboratrice di don Puglisi, i bambini e animatori dell'Estate Ragazzi
animati da don Pino, referente di Libera per la Piana di Gioia Tauro, il
personale di Emergency, il rappresentante della Flai-Cgil, oltre ovviamente ai
compagni e alle compagne dello Spi di Gioia Tauro, che ti accolgono con un
calore che ti lascia senza parole.
Persone normali e libere! Questa la loro forza. Non eroi, ma profeti in quella terra
martoriata dal fenomeno mafioso da cui vogliono riscattarsi. Persone con la
preoccupazione e spesso forse anche la paura per la loro incolumità e quella
dei loro familiari. Testimoni e protagonisti che dimostrano che ce la si può
fare, che si può isolare e sconfiggere la mafia. E questa forza portano nel
loro dialogare con noi e con i ragazzi, ma sopratutto coi bambini di qua,
alcuni sicuramente con famiglie mafiose alle spalle o genitori in carcere.
Lo si fa presto a dire... altra cosa e farne quasi una
missione di vita.
Parlano anche a noi del nord, del nostro considerare la
mafia cosa altrui, cosa del sud. Ci si aprono gli occhi, sentendo di economia
in mano alle mafie, diramata nelle regioni ricche d'Italia, persino in
Germania, della corruzione e di appalti truccati, del riciclaggio di denaro,
dello spaccio di droga e sfruttamento della prostituzione. E allora pensi che
forse il nostro impegno collettivo non è sufficiente a debellare la piovra, che
bisogna fare di più, che c'è una mafia dai rituali antichi , feroce e spietata,
ma anche una mafia culturale che è l'indifferenza e il non preoccuparsi e
impegnarsi per una società pulita e solidale. Emergency ha aperto un
poliambulatorio per assistere i migranti che qui vengono per la raccolta delle
arance. Vittime del caporalato e sfruttati fino all'osso. Mafie e caporalato
negano ogni dignità alla persona.
Mentre pulisci l'albero di agrumi dalle edere infestanti,
oppure visiti un uliveto che dopo essere stato pulito e messo a produzione, è
stato danneggiato pesantemente con incendi o alberi segati, oppure vedi macchine agricole che ogni sera devono
essere riportate in magazzino per evitare danneggiamenti, temi che tutto possa
essere come la fatica del mitologico Sifiso, che tutto quel faticare non serva
a nulla. Quando però scorgi il volto di questi giovani cooperanti e non,
leggi il loro l'entusiasmo e la voglia di riscatto e di
liberare la Calabria dalla mafia.
La nostra presenza vuol essere un messaggio chiaro: c'è una
bella fetta di italiani che è con voi, non solo a parole bensì con impegno e
solidarietà. Giovani e anziani che vengono a Polistena e che contemporaneamente
lottano da sempre anche in altri territori per gli stessi obiettivi.
Il venerdì sera marcia della memoria per le vie della
cittadina in ricordo di Paolo Borsellino e la sua scorta.
Colpisce la partecipazione, circa 600 bambini e animatori di
Estate Ragazzi guidati dall'infaticabile don Pino,e dal giovane sindaco di
Polistena, i pensionati lombardi (Ernesto, Daniela, Luigi, Alberto)
con le rispettive bandiere uniti ai compagni di Gioa Tauro,
parecchi parenti dei bambini.
Davvero da non credere! Poi però a ben pensarci , la strada
è lunga, ma è da qui che occorre partire,
dalla scuola e dai centri di educazione per bambini.
Il messaggio conclusivo, citando Peppino Impastato, è stato
“La mafia è una montagna di merda”. Don Pino ha subito aggiunto “voi bambini
siete una montagna di speranza”
Che dire? Dobbiamo stare fianco a fianco.
Ernesto Cadenelli
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