giovedì 6 agosto 2015

Mattarella ricorda le vittime di mafia: "Contrastare ogni forma di ricatto criminale"


Il 6 agosto 1985 a Palermo, Cosa Nostra uccise i due poliziotti Ninni Cassarà, braccio destro di Falcone, e Roberto Antiochia. Cinque anni prima, fu assassinato Gaetano Costa. Messaggio del Capo dello Stato per commemorarli: "Serve impegno di tutti contro ogni forma di corruzione e infiltrazione malavitosa" (www.repubblica.it)
 Sei agosto è una data listata a lutto nella storia della lotta a Cosa Nostra. Fu il 6 agosto del 1985 che Antonino "Ninni" Cassarà, vice questore e braccio destro del giudice Giovanni Falcone e del pool antimafia di Palermo. Nello stesso agguato, la mafia uccise anche un altro poliziotto, Roberto Antiochia. E cinque anni prima, sempre il 6 agosto, era stato il procuratore capo di Palermo Gaetano Costa a cadere sotto i colpi dei sicari dei boss. Nel commemorare queste tre figure, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella afferma che oggi "è un anniversario che interpella le coscienze di quanti hanno a cuore la difesa della nostra convivenza civile". E ammonisce: "Onorare nel modo più concreto la memoria loro e dei tanti magistrati, appartenenti alle forze dell'ordine e singoli cittadini che hanno perso la vita per assicurare l'affermazione dei diritti e il rispetto delle regole, richiede l'impegno di tutti nel contrastare, rifiutare e denunciare ogni forma di infiltrazione e di ricatto criminale, di malaffare e di corruzione".

Il primo presidente palermitano della storia della Repubblica sottolinea che "nell'agire quotidiano ciascuno deve saper rinnovare la propria ferma adesione ai principi di giustizia e di legalità, quale condizione essenziale per garantire la vita della nostra comunità e costruire un avvenire di libertà e di progresso". Mattarella ricorda poi i profili dei tre uomini uccisi: "Il procuratore Costa - afferma - era un magistrato di alta preparazione professionale, di riconosciuta indipendenza e di grande equilibrio, tenacemente impegnato nella sfida contro il sistema mafioso, contro i suoi metodi di intimidazione e di condizionamento e i suoi pervasivi interessi economico-finanziari. Con la medesima determinazione e tensione morale, e lo stessso coraggio, si opponeva alla violenza mafiosa il vice questore Antonino Cassarà, investigatore di eccezionali capacità, e con lui l'agente Roberto Antiochia, entrambi barbaramente uccisi qualche giorno dopo il vile assassinio del commissario Giuseppe Montana. Servitori dello Stato che, consapevoli dell'altissimo rischio cui si esponevano, hanno tuttavia compiuto fino in fondo il loro dovere portando avanti un'intensa azione investigativa contro le cosche".


Nessun commento:

Posta un commento