mercoledì 5 agosto 2015

Diario da Polistena: ecco perché consiglio a giovani e anziani un'esperienza nei campi antimafia



Esperienza dura ma entusiasmante da consigliare a giovani e pensionati: Ernesto Cadenelli, pensionato di Brescia, consegna al blog le sue considerazioni dopo una settimana passata nel campo antimafia di Polistena.

Non mi soffermerò sul lavoro duro nell'agrumeto, reso ancor più duro dal terribile caldo che ha investito l'Italia. Eppure meriterebbe, poiché mentre si lavorava scattava anche il dialogo e la curiosità tra noi e i giovani di Bologna est. É proprio vero,  il lavoro aiuta a socializzare, a uscire dall'individualismo e favorire le relazioni. Per la mia generazione il lavoro è stato la molla della lotta collettiva, della solidarietà, delle battaglie per emancipazione e diritti. Credo che oggi la crisi e la precarietà producano danni anche sulle coscienze, c'è più che mai bisogno  di un sentire e agire collettivo.
É stato bello cogliere l'allegria e la voglia di lavorare, così come il disbrigo delle faccende domestiche necessarie in un campo e la puntualità e curiosità con la quale si presentavano agli incontri di testimonianza e conoscenza delle problematiche connesse a mafia e illegalità.
Questi giovani non erano certo in albergo a 4 stelle, ma in una scuola elementare alloggiati in stanze multiple, con code per doccia e bagno. Mi ricordava tanto il tempo della naja! Però fatica e allegria si coniugavano egregiamente.
Le emozioni forti arrivano con gli incontri dei testimoni e protagonisti diretti  della lotta alla mafia.
I giovani e Antonio, presidente della cooperativa Valle del Marro, il giornalista Michele, la figlia di Cartisano, suor Carolina collaboratrice di don Puglisi, i bambini e animatori dell'Estate Ragazzi animati da don Pino, referente di Libera per la Piana di Gioia Tauro, il personale di Emergency, il rappresentante della Flai-Cgil, oltre ovviamente ai compagni e alle compagne dello Spi di Gioia Tauro, che ti accolgono con un calore che ti lascia senza parole.
Persone normali e libere! Questa la loro forza.  Non eroi, ma profeti in quella terra martoriata dal fenomeno mafioso da cui vogliono riscattarsi. Persone con la preoccupazione e spesso forse anche la paura per la loro incolumità e quella dei loro familiari. Testimoni e protagonisti che dimostrano che ce la si può fare, che si può isolare e sconfiggere la mafia. E questa forza portano nel loro dialogare con noi e con i ragazzi, ma sopratutto coi bambini di qua, alcuni sicuramente con famiglie mafiose alle spalle o genitori in carcere.
Lo si fa presto a dire... altra cosa e farne quasi una missione di vita.
Parlano anche a noi del nord, del nostro considerare la mafia cosa altrui, cosa del sud. Ci si aprono gli occhi, sentendo di economia in mano alle mafie, diramata nelle regioni ricche d'Italia, persino in Germania, della corruzione e di appalti truccati, del riciclaggio di denaro, dello spaccio di droga e sfruttamento della prostituzione. E allora pensi che forse il nostro impegno collettivo non è sufficiente a debellare la piovra, che bisogna fare di più, che c'è una mafia dai rituali antichi , feroce e spietata, ma anche una mafia culturale che è l'indifferenza e il non preoccuparsi e impegnarsi per una società pulita e solidale. Emergency ha aperto un poliambulatorio per assistere i migranti che qui vengono per la raccolta delle arance. Vittime del caporalato e sfruttati fino all'osso. Mafie e caporalato negano ogni dignità alla persona.
Mentre pulisci l'albero di agrumi dalle edere infestanti, oppure visiti un uliveto che dopo essere stato pulito e messo a produzione, è stato danneggiato pesantemente con incendi o alberi segati, oppure  vedi macchine agricole che ogni sera devono essere riportate in magazzino per evitare danneggiamenti, temi che tutto possa essere come la fatica del mitologico Sifiso, che tutto quel faticare non serva a nulla. Quando però scorgi il volto di questi giovani cooperanti e non, 
leggi il loro l'entusiasmo e la voglia di riscatto e di liberare la Calabria dalla mafia.
La nostra presenza vuol essere un messaggio chiaro: c'è una bella fetta di italiani che è con voi, non solo a parole bensì con impegno e solidarietà. Giovani e anziani che vengono a Polistena e che contemporaneamente lottano da sempre anche in altri territori per gli stessi obiettivi.
Il venerdì sera marcia della memoria per le vie della cittadina in ricordo di Paolo Borsellino e la sua scorta.
Colpisce la partecipazione, circa 600 bambini e animatori di Estate Ragazzi guidati dall'infaticabile don Pino,e dal giovane sindaco di Polistena, i pensionati lombardi (Ernesto, Daniela, Luigi, Alberto)
con le rispettive bandiere uniti ai compagni di Gioa Tauro, parecchi parenti dei bambini.

Davvero da non credere! Poi però a ben pensarci , la strada è lunga, ma è da qui che occorre partire,
dalla scuola e dai centri di educazione per bambini.
Il messaggio conclusivo, citando Peppino Impastato, è stato “La mafia è una montagna di merda”. Don Pino ha subito aggiunto “voi bambini siete una montagna di speranza”
Che dire? Dobbiamo stare fianco a fianco.


Ernesto Cadenelli 

 


Nessun commento:

Posta un commento