venerdì 8 luglio 2016

Ventimiglia, cosa producono i muri



Lucia Rossi della segreteria nazionale dello Spi ieri ha visitato il laboratorio della legalità in corso a Ventimiglia. E durante la visita ha avuto modo di incontrare i volontari della Caritas che sono rimasti soli ad affrontare l’emergenza profughi nella cittadina ligure. Ecco la sua testimonianza.

«Vorrei che ogni persona guardasse i circa 800 migranti che sostano, in attesa di un futuro migliore, dentro e fuori la chiesa, quando piove aprono la chiesa per dare loro un riparo – ha scritto la dirigente sindacale nella sua pagina face book –. Da giugno la Caritas ha accolto circa 3.500 persone transitate in questo luogo che non è un centro di accoglienza perché Alfano lo ha chiuso, è il piazzale antistante la chiesa. Sono persone accampate che pensavano di restare pochi giorni, la gendarmeria francese li respinge se tentano di varcare il confine, e loro si avventurano lo stesso di notte, lungo la ferrovia, lungo l'autostrada rischiando la morte o aiutati, per denaro, da qualche faccendiere. Ho visto donne e bambini ammassati dentro una stanza/magazzino. Ho visto condizioni non umane, eppure il parroco e la Caritas fanno quello che lo Stato non fa. Senza di loro non ci sarebbero servizi minimi di assistenza e neppure un briciolo della solidarietà di cui tutti si vantano ma non in molti praticano realmente. Ho visto quello che i miei occhi non avevano mai guardato. I ragazzi del campo della legalità dì Ventimiglia vanno ad aiutare nella distribuzione del cibo. Bravi loro e sciocchi quanti, nell'egoismo delle proprie paure, non vedono ciò che ormai è sotto gli occhi di tutti. Il diritto a una vita dignitosa, alla libertà, a un futuro migliore e diverso è un diritto universale».

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