Un’esperienza unica e dall’alto significato culturale, che ruota attorno al concetto di confronto intergenerazionale e che ha visto riuniti in un unico progetto una decina di studenti delle scuole superiori e dell’Università, i pensionati dello Spi e i responsabile dell’Arci. Relatori, coordinatori, cuochi e campisti hanno contribuito a rendere questa esperienza unica ed indimenticabile, lasciando in ciascuno la voglia di tornare l’anno prossimo, come testimoniano gli stessi partecipanti nei loro “diari dai campi antimafia”.
Sabato 16 luglio inizierà la seconda esperienza: questa volta il
campo è organizzato da Libera con il supporto degli scout e si tratta
proprio di un campo di lavoro. 31 ragazzi provenienti dalla provincia di
Milano avranno la possibilità di lavorare nei campi e di assistere a
momenti di formazione e di svago assieme ai nostri pensionati, Imeria
Cipriani, Maria Assunta Braioni, Giuseppe Bianchi, Ivo Maini, Giuseppe
Bresaola, Enzo De Grandis, Ennio Crescenti.
Il terzo campo inizierà il prossimo 13 agosto e vedrà la partecipazione di ragazzi maggiorenni provenienti da tutta Italia.
“Tre campi e tre esperienze differenti tra loro – conclude il segretario dello Spi veronese – ma unite dalla comune esigenza di una “rivoluzione culturale” che rafforzi in ognuno di noi, pensionati e giovani, il senso della legalità ed il richiamo al rispetto nelle relazioni interpersonali e la necessità di far sentire, tutti insieme, la nostra voce contro quella “cultura mafiosa” che non solo alimenta fenomeni illeciti capaci di corrompere le strutture dello Stato e la sua stessa economia, ma anche di annientare, con la sua cultura, la stessa dignità e volontà dell’essere umano”.
Il terzo campo inizierà il prossimo 13 agosto e vedrà la partecipazione di ragazzi maggiorenni provenienti da tutta Italia.
“Tre campi e tre esperienze differenti tra loro – conclude il segretario dello Spi veronese – ma unite dalla comune esigenza di una “rivoluzione culturale” che rafforzi in ognuno di noi, pensionati e giovani, il senso della legalità ed il richiamo al rispetto nelle relazioni interpersonali e la necessità di far sentire, tutti insieme, la nostra voce contro quella “cultura mafiosa” che non solo alimenta fenomeni illeciti capaci di corrompere le strutture dello Stato e la sua stessa economia, ma anche di annientare, con la sua cultura, la stessa dignità e volontà dell’essere umano”.
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