Capire cos’è il caporalato e ascoltare le testimonianze di chi lo combatte ogni giorno. Con questo intento nella Piana di Gioia Tauro, Flai, Cgil e Libera hanno organizzato un campo – sullo stile dei più noti campi della legalità – interamente dedicato a questa particolare forma di sfruttamento.
di Rosanna Grano
Un’iniziativa che ha ricevuto il plauso di Lucia Rossi,
segretaria nazionale Spi Cgil, intervenuta nel corso dell’evento conclusivo che
si è tenuto a Polistena, nella piazza intitolata a Peppe Valarioti. “Da anni
come Spi ci occupiamo dei campi della legalità in tutta Italia. Questo ci ha
permesso di accumulare esperienza, di entrare in contatto con realtà
imprenditoriali virtuose – mi riferisco, ad esempio, a tutte quelle cooperative
che gestiscono beni e terreni confiscati – , di conoscere più da vicino i
problemi che affronta chi combatte tutti i giorni contro l’illegalità mafiosa.
Non solo. Siamo riusciti a sensibilizzare i nostri iscritti: ci sono volontari
che partono da tutta l’Italia per dare il proprio contributo e per partecipare
a momenti di formazione. Siamo
convinti – ha continuato Rossi – che rafforzare la collaborazione tra le
diverse strutture della Cgil in questa direzione possa portare a risultati
ancora migliori. Ed è per questo che ho trovato interessante l’idea della Flai
e di Libera di dedicare un intero campo al fenomeno del caporalato”.
In effetti, l’iniziativa, che si colloca all’interno della
campagna ‘Campi della legalità’ che si è tenuta nel corso di
tutta l’estate,
sembra andare proprio nella direzione di una proficua crescita della
confederalità.
Unione, dunque. Fondamentale per essere all’altezza delle sfide
che, insieme e individualmente, si devono affrontare. Ma che, nel loro
complesso, riguardano tutta la cittadinanza.
E tra le sfide con le quali ci si deve misurare, c’è il lavoro.
Tema sul quale si è soffermata con tenacia Gianna Fracassi, segretaria nazionale
Cgil. “Oggi quando parliamo di lavoro – ha detto – nella maggior parte dei casi
parliamo di sfruttamento. Il caporalato è solo una delle tante forme che ci
sono in Italia. Bisogna agire e farlo in fretta. Ed è per questo che abbiamo
preparato un piano di occupazione giovanile”.
Le ha fatto eco Ivana Galli, segretaria generale Flai Cgil
nazionale, che sulle necessità di far ripartire il lavoro e di combattere le
varie forme di sfruttamento, ha puntato il dito contro gli appalti: “Dobbiamo
agire su quelli, vigilare, aprire vertenze, intervenire come Confederazione: a
quali cooperative vengono affidati e come gestiscono poi le risorse che
ottengono? Voglio fare un esempio – continua Galli – : un settore da tenere
sott’occhio è quello dei forestali. Nella ricca Toscana la manutenzione dei
boschi viene affidata alle cooperative, e molte volte a cooperative di
lavoratori stranieri. Queste spesso applicano norme contrattuali del paese
d’origine dei dipendenti e capita che questi si ritrovino a lavorare nei boschi
con le infradito. Una situazione drammatica, che non possiamo tollerare”.
La mancanza di occupazione e lo sfruttamento in Calabria, poi,
sono ancora più accentuati per le condizioni di
arretramento che vive la
regione. Tanto che “il nostro territorio continua inesorabilmente a
spopolarsi”, ha osservato Angelo Sposato, segretario generale Cgil Calabria, il
quale nel suo intervento si è soffermato su un altro tema che rappresenta per
il sindacato e per la società italiana una sfida: risolvere la ‘questione
meridionale’. “Quotidianamente, come Cgil, ci impegniamo a fronteggiare
situazioni di crisi e di illegalità, come è quella del caporalato. Insieme a
noi, le associazioni, i Comuni, le forze dell’ordine fanno la loro parte. Ma
non basta – ha detto il Segretario – . Serve un maggiore impegno dei Governi
nazionale e regionale. Sarebbe un buon inizio se si investisse sulla cultura,
che può generare maggiore consapevolezza. In secondo luogo, bisognerebbe dare
più uomini e mezzi alle forze dell’ordine, senza i quali spesso è difficile
effettuare indagini serie come si dovrebbe”.
Tutte questioni urgenti, alcune delle quali sono state
affrontate anche nella settimana di lavoro e formazione con i 17 volontari del
campo. “Veniamo da nove regioni
diverse d’Italia – racconta Thomas Borromeo, segretario della Flai di Siena,
mentre il gruppo è riunito sotto lo stand allestito in piazza per distribuire
ai presenti assaggi di prodotti tipici
- . Siamo arrivati da Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte, Toscana,
Umbria, Lazio, Campania, Puglia e Calabria.” In pochi giorni sono diventati
molto affiatati, anche se hanno età diverse. Il motivo – lo racconta un altro
dei volontari - è che “è stata un’esperienza intensa, durante la quale abbiamo
lavorato fianco a fianco. Nei momenti di formazione ci siamo meravigliati, ci
siamo confrontati, abbiamo riso e abbiamo discusso. E, cosa più importante,
abbiamo avuto l’impressione di fare qualcosa di positivo. Sì, il nostro impegno
non risolverà il problema. Ma servirà almeno a tre cose: essere più
consapevoli, raccontare ad altri quello che abbiamo visto e ascoltato, fare
sentire la nostra vicinanza a chi resta qui a lottare”.
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