lunedì 17 luglio 2017

Tuturano (BR). Un laboratorio di giornalismo antimafia dove, prima, la mafia era padrona




Un laboratorio di giornalismo antimafia dove, prima, la mafia era padrona. È accaduto a Tuturano, frazione del comune di Brindisi, all’interno di una struttura confiscata alla sacra corona unita, che attualmente ospita anche un centro Sprar (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) gestito dalla Cooperativa sociale a mutualità prevalente ‘Solidarietà e rinnovamento’.


L’iniziativa, titolo ‘Ti scrivo l’antimafia…’,  è stata organizzata da Arci Puglia in collaborazione con l’associazione Libera, Cgil, Spi Cgil, Flai Cgil, l’associazione Auser e la Rete della conoscenza Puglia. E si è tenuta dal 26 giugno al 2 luglio.
Dodici i ragazzi e le ragazze che vi hanno preso parte insieme a cinque attivisti dello Spi provenienti da Piacenza e Forlì.  Il laboratorio giornalistico finalizzato a creare un reportage, sotto la supervisione di professionisti del settore e dopo un percorso itinerante tra le provincie di Bari, Brindisi e Lecce, è stato realizzato nell’ambito della campagna “Estate in campo” che, nel periodo estivo, vede impegnati migliaia di giovani e anziani volontari in attività svolte all’interno dei beni confiscati alla criminalità organizzata.
«Abbiamo vissuto un’esperienza non facile ma entusiasmante», racconta senza mezzi termini Antonella Carella, Spi Cgil di Piacenza. «Tutto questo  – aggiunge – grazie soprattutto al rapporto che si è creato con i giovani provenienti dall’Italia e da altre parti del mondo. Qui vivono famiglie giunte nel nostro Paese dopo aver attraversato prima il deserto africano e poi, su un gommone, il Mediterraneo. È stata un’esperienza unica, la più significativa vissuta in questi anni».
Maria Grazia Pinto coordina da tre anni campi e laboratori gestiti dall’Arci. Quest’anno ha diretto quello di Tuturano. «Il laboratorio svolto – precisa – è stato l’unico previsto per il 2017, ma ne è valsa la pena, per i contenuti proposti con il laboratorio stesso e per l’esperienza condivisa tra il gruppo dei volontari dello Spi e i ragazzi. Gli incontri con giornalisti e magistrati, le storie ascoltate e le visite in luoghi simbolo della lotta alla mafia hanno permesso a tutti i partecipanti di comprendere che la chiave di svolta per provare a debellare la presenza e il potere mafioso è nella conoscenza del fenomeno: cosa che spetta non solo alla politica e alle istituzione, ma a tutti noi».

Il reportage

Dodici giovani aspiranti giornalisti a tu per tu con mafia e caporalato


CHI SIAMO?

Per una settimana dodici giovani provenienti non solo dall’Italia ma dal mondo intero hanno deciso di mettersi in gioco in una nuova avventura, a Tuturano (BR), in un centro SPRAR, che nasce su territori confiscati alla malavita. Prende così vita “Ti scrivo l’antimafia…”, un laboratorio giornalistico con il fine di far comprendere, per poi saper raccontare, il fenomeno mafioso. Il campo della legalità di Tuturano è stato promosso da Arci Puglia in collaborazione con CGIL, SPI CGIL, FLAI CGIL, AUSER, Libera, Coop. Soc. Solidarietà e Rinnovamento, Rete della Conoscenza Puglia, Rete degli Studenti Medi e UDU.
Un programma coinvolgente, articolato in laboratori giornalistici, interviste alle famiglie di vittime di mafia e visite a luoghi in passato appartenenti alle organizzazioni malavitose e oggi presidi di legalità.

CHI E’ IL GIORNALISTA?

Tramite l’incontro con la giornalista Tea Sisto, previsto dal ventaglio progettuale del campo, si è inquadrato quello che effettivamente era l’asse principale dell’intera esperienza: “chi è e come si diventa giornalista”.
Nel primo laboratorio si è affrontata la questione dal punto di vista teorico. Tea, per iniziare, ha stimolato i ragazzi, seduti e disposti in cerchio, proponendo loro delle domande, coinvolgendoli, fra risate e contenuti teorici, in una lezione partecipata, intensa, e che ai ragazzi ed alle ragazze del campo ha lasciato tanto su cui riflettere.

Tea ha dimostrato, a partire dalla sua esperienza personale, come la figura professionale del giornalista debba essere poliedrica, dinamica, curiosa, vogliosa di conoscere e scoprire la verità. Occhi negli occhi con la giornalista, i partecipanti, rapiti dai suoi racconti, hanno successivamente provato a costruire la prima bozza di un articolo di giornale, ispirati dal momento e dalla presenza stimolante della stessa Tea, che intanto si destreggiava fra i ragazzi e le loro curiosità dispensando consigli e suggerimenti.
Nel laboratorio di new media, invece, i ragazzi e le ragazze del campo, assieme a Gianluca Sciannameo, hanno discusso animatamente sull’evoluzione della trasmissione delle notizie; più nello specifico, di come chi voglia intraprendere la carriera del giornalista debba tener conto del cambiamento delle modalità con cui ora una notizia viene divulgata e recepita. Gianluca ha proposto degli esempi reali, chiedendo ai ragazzi di elencare i pro e i contro della nuova comunicazione “Social-E”, e dando così inizio ad uno scambio denso di opinioni, che ha i visto i ragazzi partecipare molto attivamente. Con l’avvento del web si è passati da una comunicazione che “da uno va a molti” ad una comunicazione che “parte da molti e arriva a molti”.

In questo laboratorio i ragazzi sono stati molto coinvolti, grazie alle capacità esplicative di Gianluca, che ha stimolato il dibattito proponendo input ai quali tutti hanno risposto con entusiasmo ed interesse. I partecipanti, stupiti dalle potenzialità della rete, hanno dunque avuto modo di comprendere quali sono le possibilità reali che le nuove tecnologie offrono, come poterle sfruttare nella comunicazione per ottimizzarla e renderla efficace.
Nel terzo laboratorio, tenuto da Tea Sisto e dalla giornalista d’inchiesta Lucia Portolano, i ragazzi e le ragazze hanno affrontato il tema di cosa siano teoricamente la mafia ed il caporalato, poiché l’esperienza pratica, tramite i vari incontri e le visite sui luoghi confiscati alla mafia, è stato il passo successivo. I ragazzi, emotivamente colpiti dalla realtà dei fatti, hanno posto domande alle giornaliste, le quali hanno efficacemente risposto, soddisfacendo in pieno le curiosità dei partecipanti. Lucia ha mostrato e spiegato un suo servizio in merito alla Sacra Corona Unita, un fenomeno mafioso che, a differenza di come molti sostengono, è ancora attivo e ben radicato nel nostro territorio.  In seguito si è realizzato un focus su cos’è il caporalato, come agisce e come si è evoluto in Puglia. La giornalista, attraverso un suo servizio ricco di interviste a vittime di questo fenomeno, ha dimostrato il valore umano del giornalismo d’inchiesta, che ha il dovere di dar voce a quei protagonisti che spesso non ce l’hanno.
“Ne più mai toccherò le sacre sponde, ove il mio corpo fanciulletto giacque”, scriveva Foscolo: ebbene, nonostante un futuro incerto e pieno di insidie, i ragazzi del campo hanno compreso che scappare dalla propria terra non è una soluzione, e che anzi si deve lottare per il proprio territorio, per renderlo libero dalle insidie malavitose radicate nelle proprie terre natali. Si può e si deve ripartire da questa nostra generazione, che più che mai sembra poter rappresentare il punto di svolta in questa patria di grandi personalità e culla di cultura, ma ormai “non donna di province, ma bordello”.

INTERVISTE

A metà settimana i partecipanti si sono recati in visita a Bari Vecchia. I volontari hanno incontrato i genitori di Michele Fazio, una coppia in grado di suscitare forti emozioni nel far rivivere la figura di Michele: un ragazzo come tanti, che tornando dal lavoro, a 15 anni, è stato ucciso all’angolo di casa. Due mandanti con un obiettivo: eliminare un componente della famiglia rivale. Così non fu, e a morire è stato Michele, ma, come afferma la madre, non si può parlare di sfortuna, perché lui si trovava nel posto giusto al momento giusto, come tutti i giorni. I ragazzi, emotivamente coinvolti dal racconto, si sono stretti attorno alla memoria della figura di Michele, decidendo di trattenersi ancora un po’ a parlare singolarmente con i suoi genitori, disponibilissimi e sempre sorridenti.

Le interviste non finiscono qui;  infatti il giorno dopo ci si è spostati a Porto Selvaggio per incontrare la figlia di Renata Fonte. In religioso silenzio, immersi in uno splendido scenario naturale,  proprio davanti al suggestivo Belvedere, sotto le rigogliose fronde degli alberi che offrivano riparo dal sole cocente di quel giorno, i ragazzi e le ragazze hanno ascoltato una melodiosa voce di donna ricordare la straordinaria figura della madre Renata. Sabrina Metrangolo era solo un’adolescente quando lei e sua sorella hanno perso la mamma. Lei, impegnata politicamente nel partito repubblicano, si era opposta alla cementificazione di uno dei posti più affascinati del Salento. Porto Selvaggio da sempre è stato messo in pericolo dagli interessi economico-mafiosi di grandi aziende, che costituiscono il vero movente di questo omicidio. Hanno provato a metterla a tacere, ma grazie all’impegno e alla testimonianza di sua figlia, che con le sue parole riesce a farla rivivere dentro ognuno di noi, la sua figura e il suo impegno sociale resteranno vivi per sempre.

VISITE AI BENI CONFISCATI

Dal 7 marzo del 1996 è stato fatto un importante passo avanti per contrastare le logiche mafiose sul territorio. Tramite la confisca dei beni appartenenti a famiglie mafiose, si è riusciti a contrastare la loro forza, basata prettamente sul potere economico.
Eppure questo non basta: infatti c’è bisogno che questi beni vengano utilizzati per diventare dei laboratori di legalità capaci di sfidare il presente e metterlo in crisi. Un esempio di questa strategia è il CAG di Brindisi. In origine la vecchia struttura era dedicata al traffico di droga e di armi, data anche la sua posizione strategica. Dal 2009, quando è stato inaugurato, il CAG  si occupa di praticare antimafia sociale, creando un’alternativa valida per i ragazzi della zona.

La visita prosegue fino a Bari, dove si trovano tre beni confiscati alla famiglia Capriati.  In questi appartamenti, dove vivevano e gestivano i loro traffici illeciti, ora vi sono i quartier generali rispettivamente di Libera, dell’Arci e del circolo Arci Zona Franka. Queste tre associazioni sono impegnate sul territorio tramite pratiche mutualistiche, come laboratori teatrali e ripetizioni scolastiche gratuite, affinché queste strutture, da sempre luoghi al servizio della criminalità, diventino spazi collettivi per la comunità.

CONCLUSIONI


Emozionante, avvincente, intrigante sono aggettivi che non bastano per poter descrivere ciò che questa esperienza ha lasciato nel cuore di ognuno dei partecipanti.
Hanno acquisito la consapevolezza che ci si deve schierare sempre in prima linea, sempre lì davanti, determinati più che mai a diffondere e praticare il valore della legalità. Parafrasando quanto affermava Giovanni Falcone, “Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa. Chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola”.

(fonte: Arci)


 

1 commento: