mercoledì 14 ottobre 2015

Sono 9 mila i beni confiscati alle mafie, ma lo Stato non lo fa sapere


Il dato è aggiornato al 30 giugno 2015, ma non è disponibile sul sito dell'istituzione preposta (Agenzia Nazionale Beni Sequestrati e Confiscati). Repubblica. it lo apprende dall'anticipazione del lavoro del progetto Confiscati Bene, che sarà presentato a Smart City Exhibition il 16 ottobre. (www.repubblica.it)


I BENI confiscati in gestione all'Agenzia Nazionale Beni Sequestrati e Confiscati (Anbsc) sono circa 9 mila: ottomila immobili e circa mille aziende, ancora in attesa di una destinazione a comuni, ministeri e prefetture. Il dato, che Repubblica.it può anticipare, è aggiornato al 30 giugno 2015, ma non lo potremmo sapere dalle informazioni che - pure - dovrebbero essere pubblicate in base alle norme. Lo apprendiamo invece da uno studio che il progetto Confiscati Bene presenterà il 16 ottobre a Smart City Exhibition a Bologna.

Gli ultimi dati disponibili erano fermi al 7 gennaio 2013. E se si va sul sito dell'Agenzia Nazionale Beni Sequestrati e Confiscati, alla pagina che dovrebbe contenere i dati, si legge "Statistiche in aggiornamento. Riallineamento in corso con dati del Ministero della Giustizia". Un riallineamento piuttosto laborioso, dato che va avanti da sei mesi: quel messaggio campeggia dal 30 marzo 2015. Da sei mesi insomma l'Agenzia non pubblica i dati sui beni sequestrati alla Mafia, sebbene sia una trasparenza necessaria per consentire al pubblico di vigilare sulla sua corretta (e tempestiva) destinazione d'uso, secondo la filosofia degli "open data". "L'Agenzia è un ente con  personalità giuridica di diritto pubblico, dotata di autonomia organizzativa e contabile ed è posta sotto la vigilanza del Ministro dell'interno", si legge sul sito.  

 "Confiscati bene" rilascerà a breve i nuovi dati sui beni confiscati (divisi per regione, provincia e comune), sarà una nuova mappa estremamente aggiornata rispetto a quella pubblicata a settembre del 2014, che riportava i dati fermi al 7 gennaio 2013. Confiscati Bene è riuscita ad aggiornare i dati "con un lavoro d'inchiesta, attraverso cui li abbiamo ottenuti direttamente dalle Regioni e da vari enti", dice Gianluca De Martino, uno degli autori dello studio. I Comuni hanno l'obbligo di pubblicare l'elenco dei beni confiscati nella sezione Amministrazione trasparente.

"A breve pubblicheremo le mappe complete dei beni. L'obiettivo è arrivare a una geolocalizzazione dei beni, recuperando anche indirizzi, numeri civici e quindi coordinate geografiche. Ne nascerebbe un processo di monitoraggio civico qualitativo e quantitativo sul riutilizzo dei beni confiscati", aggiunge. "Partiremo, con le mappe, da circa 400 beni destinati ad associazioni e consorzi, che operano sul territorio nazionale. Vogliamo geolocalizzare le buone e cattive pratiche di riuso sociale dei beni sottratti alla criminalità organizzata".

In parallelo, "è in fase di conclusione di un'inchiesta europea sui beni confiscati, alla luce della direttiva del Parlamento europeo del 2014 che chiede ai Paesi membri di trasmettere alla Commissione europea report statistici annuali sui beni confiscati. Stiamo lavorando con un team composto da giornalisti di Francia, Spagna, Germania, Regno Unito", spiega De Martino.

"Quello di Confiscati Bene è un progetto meritorio", dice Ernesto Belisario, avvocato tra i massimi esperti di open data in Italia. "Per quanto riguarda i ritardi, non credo ci sia mancanza di volontà di pubblicare i dati. Non lo credo possibile, da parte di un'Agenzia che abbia nel proprio dna la legalità". "Il problema- spiega Belisario- è invece spia di una arretratezza dei processi amministrativi. Non esiste nelle PA un centro di competenza (e una figura) per la raccolta dei dati. Per avere dati sempre aggiornati, nella pubblicazione, è importante che l'amministrazione ragioni con processi digitali, non cartacei. In questo modo i dati sono acquisiti in modalità informatica e così sarà facile pubblicarli, come richiesto dalla legge".


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