giovedì 3 settembre 2015

Isola Capo Rizzuto: il diario di Anita, quindici anni e un sogno: diventare magistrato


Mi chiamo Anita, ho quasi quindici anni ed ho un sogno da sempre: diventare magistrato per contribuire alla lotta contro la criminalità organizzata.
Per questo motivo, quando mia mamma mi ha proposto l'esperienza nei campi della legalità con il gruppo SPI di Rimini, ho subito accettato con entusiasmo.

Dopo un piacevole viaggio, all'arrivo ad Isola Capo Rizzuto siamo stati sistemati in una villa confiscata alla 'ndrangheta qualche anno fà e consegnata solo un paio di giorni prima del nostro arrivo alla cooperativa che la gestirà.

In quell'occasione abbiamo conosciuto i ragazzi che gestiscono i beni confiscati e subito mi sono resa conti di come siano eccezionali perché lavorano per la legalità esponendosi ed a volte rischiando la loro vita (l'anno scorso sono stati trovati tre proiettili davanti alla porta), ma continuano a farlo con costanza e convinzione.

Il primo compito che ci è stato assegnato è stato rendere abitabile la casa con pulizie ed allestimento.

Successivamente, mentre al gruppo SPI sono stati assegnati compiti all'interno della casa come le pulizie e la gestione della cucina, io ed altri ragazzi di una scuola agraria di Treviglio conosciuti sul luogo, siamo stati destinati al lavoro nei campi e nel capannone agricolo.

In questo caso, pur lavorando faticosamente sotto il sole cocente, tutto veniva affrontato con molto entusiasmo perché eravamo tutti consapevoli di farlo per una giusta causa quale quella di non far sentire soli coloro che tutti i giorni operano in quei territori ed insieme dare il segnale agli 'ndranghetisti che noi eravamo lì, che il nostro bene può contrapporsi al loro male.

Finito il lavoro giornaliero nel campo (alle 11,30 si sospendeva perché il caldo si faceva insopportabile), c'era tempo per un favoloso bagno al mare, così da conciliare il dovere con il piacere.

I momenti più toccanti però erano concentrati nel pomeriggio quando diverse persone , come i coordinatori di Libera, i collaboratori SPI di Crotone, un giornalista e soprattutto i genitori di un ragazzino rimasto ucciso in una sparatoria, sono venuti a raccontare le loro drammatiche esperienze e la realtà in cui vivono.

In una di queste iniziative siamo stati direttamente coinvolti ed un pomeriggio siamo andati proprio sul lungomare di Crotone a distribuire polpette di melanzane cucinate da noi con i prodotti della terra, ma soprattutto a spiegare chi eravamo, cosa stavamo facendo e perché.

In questo modo ci siamo rapportati direttamente con la realtà locale.

Ma una settimana è passata in fretta ed è arrivato il momento di partire.

Senza dubbio ho portato a casa la contentezza di aver fatto qualcosa di utile per gli altri e per me stessa, ma soprattutto un messaggio da diffondere: non lasciamoli soli!



Anita Moretti

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