martedì 22 settembre 2015

Edoardo Martinelli, allievo di Don Milani: ”Siamo costruttori di Storia o esecutori di un banale destino?”


Edoardo Martinelli, allievo di Don Milani, coautore di “lettere ad una professoressa”, nel mese di luglio 2015 ha partecipato fattivamente alle attività nei campi stando con i partecipanti e promuovendo riflessioni. Oggi ci consegna le sue impressioni, contributo alla nostra discussione ed ad ulteriori riflessioni sulla nostra attività per la Legalità.
Lo SPI CGIL Calabria, insieme al centro di Vicchio, Gruppo storico della “Lettera ad una professoressa” hanno inteso dare un contributo alle attività nei “Campi della Legalità” che si sono svolti nel 2015 in Calabria. Per questo hanno reso disponibile un opuscolo che raccoglieva parti significative della attività di Don Milani, finalizzato alla promozione della cultura della Legalità.
Tale impegno finalizzato a sostenere chi si adopera quotidianamente a far radicare la Legalità, nei luoghi e nelle persone, in quanto indispensabile a garantire la democrazia nel nostro paese. Edoardo Martinelli, allievo di Don Milani, coautore di “lettere ad una professoressa”, nel mese di luglio 2015 ha partecipato fattivamente alle attività nei campi stando con i partecipanti e promuovendo riflessioni.
Oggi ci consegna le sue impressioni, contributo alla nostra discussione ed ad ulteriori riflessioni sulla nostra attività per la Legalità.
Vladimiro Sacco, segretario generale SpiCgil Calabria

«Lo dico di getto:

”Siamo costruttori di Storia o esecutori di un banale destino?”

Rispondere a questa domanda significa abbandonare quanto ha a che fare con il non senso comune e con un mondo ormai sempre più omologato. Dove si vive nella totale ripetitività ed in sudditanza ai Sistemi che questo modello di Società ha creato, rendendo deboli gli strumenti che avevano alimentato la vita democratica del '900: lo sciopero e il voto. Oggi la centralità del nostro operare è data dallo strapotere della Tecnica e soprattutto dell'economia globale, gestita nella finanza, dove si esercita il vero potere, da poche centinaia di ricchi che ovviamente si riuniscono in luoghi a noi impensabili. Questa strategia egemone della nuova controparte va duramente contrastata. Ma il padrone di oggi si presenta invisibile. Come poter agire?

Eppure, agire in contesti dove le strutture e i terreni sono stati confiscati alle mafie per tradurli in risorse sociali, è inevitabilmente opera di senso! E ridare senso alle cose significa trovare nuovi strumenti di lotta, riscoprire in noi il desiderio di cambiamento, insieme a quello spirito rivoluzionario che sempre ci ha caratterizzati!

Nei campi di lavoro, sentirmi chiamare compagno, come ai vecchi tempi, non siamo forse stati noi vecchiarelli dello SPI a fare il '68?, mi ha fortemente emozionato.

Benvenuto compagno Marx dagli amici di sempre!

Il periodo storico che stiamo attraversando, che considero di transizione epocale, deve trasformarsi in un richiamo ad atti di coerenza e forza di volontà. Reagire. Uscire da questo stato di impotenza è imperativo categorico. Costi quel che costi.

Questo è il motivo per cui voglio immedesimarmi, con questo breve scritto, nello Spirito dei nostri vecchi che ci accompagnava nella lontana giovinezza, richiamando alla memoria il loro modo di fare, nel progettare i nostri angoli di vita e nel godere di piccole azioni. In un contesto in cui l'uomo è padrone, sovrano e non in attesa di una progettualità calata solo dall'alto.

Bene esprimono il concetto, che vorrei condividere, le poche righe scritte da don Milani alla madre, appena giunto a Barbiana, quando aveva perso tutto! Scacciato dalla parrocchia di San Donato, nell'incomprensione quasi totale, Lorenzo, riorganizza la propria vita. E lo fa con lo spirito, la tenacia e la volontà che hanno caratterizzato gli uomini di Resistenza, senza essere influenzato dal consumismo sfrenato che ha determinato i modelli a cui noi ancora sottostiamo:



“Cara mamma, mi dispiace non averti scritto prima, ma non eravamo ancora riusciti neanche a trovare un pezzo di carta da scrivere. Anche ora la casa è tutta all'aria. Il Priore vecchio e famiglia sono partiti oggi.

Stasera c'era già la casa piena di giovanotti. Per ora li ho messi al lavoro per riordinarci la casa. Ma aspettano ansiosamente la scuola.

La nonna ha già comprato il bestiame, 6 bestie 450 mila lire. Io ho comprato grano, 3 quintali, conigli, 30, polli (non so quanti). L'olio comprerò quello del Priore vecchio al momento del raccolto. La capra glie l'ho fatta vendere perché faceva a fatica due tazzine di latte al giorno e l'Eda non sapeva mungerla. Spero di poter avere il latte da qualche contadino. Alla peggio comprerò una mucca. Se però Adriano può avere qualche scatola di latte in polvere per i momenti di emergenza sarebbe bene. Per ora ho bevuto i due fiaschi e mezzo portati dai Sandonatesi.

È due giorni che lavoro per rendere accogliente la cucina per vedere di consolare un po' la nonna. Ho riverniciato di celeste armadio tavolo finestre, ho messo la luce a gas, il fornello a gas, la cucina a legna, ho ordinato l'acquaio (che arriverà domani). Nell'armadio poi c'è ogni ben di Dio. Tra quel che ci hanno regalato prima di partire e quel che ci hanno portato via via venendo a trovarci.

Il recapito a Vicchio può farlo il pievano (che si è veramente fatto in quattro per me) oppure don Renzo Rossi che è parroco qui vicino, ma vive col pievano di Vicchio.

Non ho bisogno di soldi per ora perché il popolo di San Donato mi ha regalato 80.000 lire in contanti. Se avrò bisogno lo dirò. Mi è ancora molto difficile venirti a trovare perché si è cominciato solo oggi a metter la roba al suo posto in modo definitivo perché fino a ora c'era quegli altri e la loro roba.

Un abbraccio affettuoso

tuo Lorenzo




È questa forza di volontà che ho incontrato nei campi di lavoro organizzati dallo SPI-CGIL, insieme alle cooperative di lavoro e a Libera. Sarà la capacità di reinventarsi alternative di vita concreta, come stanno facendo con coraggio questi ragazzi, a risollevare il Paese. E noi, “diversamente giovani”, mai dobbiamo perdere il nostro ruolo attivo ed i significati originari che aprendo logiche di senso hanno creato la Storia. La nostra Storia, che non è una semplice scrittura o un elenco di ricordi. È soprattutto diritti, curiosità, sentimento e passionalità. Noi dobbiamo ribaltare i giochi dei Poteri Forti che ci hanno resi muti ed incapaci di esprimere domande. Eppure questi giovani di domande ne hanno fatte tante. Sono le risposte istituzionali che mancano. Così come mancano le coperture politiche e sindacali per realizzare desideri che si legano al bisogno di vivere, produrre e consumare in modo diverso.

Guai a sottostare a coloro che stanno conducendo le idee a semplici ipotesi di lavoro, funzionali al Sistema. Dobbiamo dire ai giovani che ci trasmettono tanto entusiasmo, che per vivere senza la criminalità mafiosa e la Mafia di Stato dobbiamo in primo luogo ridare alla Politica il controllo dello sviluppo tecnico, in particolare quello economico e finanziario. Dobbiamo ricondurre l'etica ad un Fine! Alto!

Dobbiamo avere il coraggio di invertire la rotta e anche di demolire.

In questo mondo sempre più artificiale e sempre meno naturale l'unico modo per reagire alla cecità del potere, che ha reso impotente qualsiasi forma di morale che si contrappone, è quello di ridare senso alle cose, alla socialità ed ai nuovi comportamenti. Chiamarci per nome: Vladimiro, Carmela, Giorgio, Francesca, don Pino, Antonio, Michele, Rocco, Vittoria, Nicodemo …

Restiamo umani!

Non smettiamo di rincorrere l'evolversi della parola, torniamo, ci direbbe il Priore di Barbiana, all'origine dei significati! Psiché era, nella antica Grecia, tutto ciò che muove la natura, mentre Téchne significava esser padroni della nostra mente.

Riconduciamo il gioco in un contesto reale dove è l'uomo a costruirsi l'ambiente e non l'ambiente a forgiare l'uomo. E quando dico ambiente intendo non solo la Natura, che potrebbe esserci ancora amica ed alleata, ma anche quel substrato di virtualità tanto utile alla comunicazione, quando il messaggio è interattivo, ma pericolosissimo quando il messaggio diventa unidirezionale.

Si tornasse almeno al Centralismo Democratico! Lo abbiamo combattuto perché credevamo nella democrazia partecipativa e non certo per sostenere un Renzellum, dove una minoranza, che controlla i media, si permette di governare con consensi inferiori alla vecchia legge truffa!».



Edoardo Martinelli

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