giovedì 10 settembre 2015

Inchiesta dell'Espresso. La 'ndrangheta fa poker a Malta.Le cosche lucrano sul gioco d'azzardo on line


La malavita calabrese ha trovato una miniera: 
il gioco in rete gestito dall’isola a sud della Sicilia.Non è la prima volta che gli inquirenti italiani scoprono interessi mafiosi a Malta. Ma per la prima volta affiorano complicità che lambiscono la politica e toccano gli ambienti finanziari.
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Dove ha ottenuto complicità ad altissimo livello ha scelto di giocare pesante con l’azzardo sul Web. A Malta, dove batte il cuore strategico e finanziario del betting targato ’ndrine, anche se per puntare sui tavoli che gli uomini dei clan hanno apparecchiato non c’è bisogno di spostarsi. Basta trovare una delle oltre 1.500 agenzie che sono state convinte, con le buone o con le cattive, ad adottare il sistema per scommettere “fuori banco”. Ma è su quel fazzoletto di terra nel Mediterraneo che le cosche di Reggio Calabria hanno piazzato il quartier generale di quella che per gli investigatori è una delle più grandi lavatrici di denaro sporco.


A gestire la rete per conto del clan è un gruppo di leoni di questo nuovo affare. Fra loro, c’è chi, a 35 anni, è già manager di importanti società del betting. Per i magistrati, sono uomini a cui la ’ndrangheta ha affidato un incarico. Non è la prima volta che gli inquirenti italiani scoprono interessi mafiosi a Malta. Ma per la prima volta affiorano complicità che lambiscono la politica e toccano gli ambienti finanziari.

Tra gli indagati dell’inchiesta Gambling c’è Iusif Galea, faccendiere con un passato nell’autorità maltese di vigilanza sulle scommesse e un tempo legato all’ex commissario europeo John Dalli, l’unico commissario costretto a dimettersi per un’indagine avviata dall’Olaf (l’ufficio antifrode dell’Ue) e poi archiviata. Un altro nome che compare nei documenti in mano ai pm dell’antimafia calabrese è quello di David Gonzi. Il figlio dell’ex primo ministro che con il padre ha fondato uno degli studi legali e di consulenza più prestigiosi dell’isola, con una specializzazione nel settore del betting. Anche il giovane rampollo Gonzi è tra gli indagati. Sia Gonzi sia Galea sono finiti nel mirino degli investigatori per i loro ruoli in una delle due società maltesi utilizzate dagli imprenditori reggini per la raccolta dei soldi delle scommesse.

A fare da trait d’union fra la Malta che conta e la ’ndrangheta è Mario Gennaro, ex rapinatore della periferia nord di Reggio, che grazie al poker ha agganciato professionisti e politici, che gli hanno consentito di organizzare un torneo sovvenzionato dall’amministrazione di Giuseppe Scopelliti, ma anche professionisti del betting come Riccardo Tamiro, ex responsabile per la Gran Bretagna della Betshop, approdato in seguito a Malta dove si è affermato come consulente della Aycons, monopolista del settore delle scommesse sportive, nonché come nome e volto della Skirmony, che controlla direttamente la società di scommesse maltese Gamelux.

Tamiro non è indagato nell’inchiesta della procura reggina, ma nella carte viene citato più volte. «Dietro Mario Gennaro», scrive il gip, «c’è la ’ndrangheta, che lo ha prima allevato e poi elevato a referente nel mercato dei giochi». Una rete in cui sembrano essere rimasti impigliati anche nomi noti dell’establishment maltese. E, forse, non solo maltese.

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