lunedì 26 settembre 2016

‘Liberi dal caporalato!’, Lucia Rossi (Spi Cgil): “Il nostro invito è collaborare ancora di più contro l’illegalità”


Capire cos’è il caporalato e ascoltare le testimonianze di chi lo combatte ogni giorno. Con questo intento nella Piana di Gioia Tauro, Flai, Cgil e Libera hanno organizzato un campo – sullo stile dei più noti campi della legalità – interamente dedicato a questa particolare forma di sfruttamento.

di Rosanna Grano
Un’iniziativa che ha ricevuto il plauso di Lucia Rossi, segretaria nazionale Spi Cgil, intervenuta nel corso dell’evento conclusivo che si è tenuto a Polistena, nella piazza intitolata a Peppe Valarioti. “Da anni come Spi ci occupiamo dei campi della legalità in tutta Italia. Questo ci ha permesso di accumulare esperienza, di entrare in contatto con realtà imprenditoriali virtuose – mi riferisco, ad esempio, a tutte quelle cooperative che gestiscono beni e terreni confiscati – , di conoscere più da vicino i problemi che affronta chi combatte tutti i giorni contro l’illegalità mafiosa. Non solo. Siamo riusciti a sensibilizzare i nostri iscritti: ci sono volontari che partono da tutta l’Italia per dare il proprio contributo e per partecipare a momenti di formazione.  Siamo convinti – ha continuato Rossi – che rafforzare la collaborazione tra le diverse strutture della Cgil in questa direzione possa portare a risultati ancora migliori. Ed è per questo che ho trovato interessante l’idea della Flai e di Libera di dedicare un intero campo al fenomeno del caporalato”.
In effetti, l’iniziativa, che si colloca all’interno della campagna ‘Campi della legalità’ che si è tenuta nel corso di
tutta l’estate, sembra andare proprio nella direzione di una proficua crescita della confederalità.
Unione, dunque. Fondamentale per essere all’altezza delle sfide che, insieme e individualmente, si devono affrontare. Ma che, nel loro complesso, riguardano tutta la cittadinanza.
E tra le sfide con le quali ci si deve misurare, c’è il lavoro. Tema sul quale si è soffermata con tenacia Gianna Fracassi, segretaria nazionale Cgil. “Oggi quando parliamo di lavoro – ha detto – nella maggior parte dei casi parliamo di sfruttamento. Il caporalato è solo una delle tante forme che ci sono in Italia. Bisogna agire e farlo in fretta. Ed è per questo che abbiamo preparato un piano di occupazione giovanile”.
Le ha fatto eco Ivana Galli, segretaria generale Flai Cgil nazionale, che sulle necessità di far ripartire il lavoro e di combattere le varie forme di sfruttamento, ha puntato il dito contro gli appalti: “Dobbiamo agire su quelli, vigilare, aprire vertenze, intervenire come Confederazione: a quali cooperative vengono affidati e come gestiscono poi le risorse che ottengono? Voglio fare un esempio – continua Galli – : un settore da tenere sott’occhio è quello dei forestali. Nella ricca Toscana la manutenzione dei boschi viene affidata alle cooperative, e molte volte a cooperative di lavoratori stranieri. Queste spesso applicano norme contrattuali del paese d’origine dei dipendenti e capita che questi si ritrovino a lavorare nei boschi con le infradito. Una situazione drammatica, che non possiamo tollerare”.
La mancanza di occupazione e lo sfruttamento in Calabria, poi, sono ancora più accentuati per le condizioni di
arretramento che vive la regione. Tanto che “il nostro territorio continua inesorabilmente a spopolarsi”, ha osservato Angelo Sposato, segretario generale Cgil Calabria, il quale nel suo intervento si è soffermato su un altro tema che rappresenta per il sindacato e per la società italiana una sfida: risolvere la ‘questione meridionale’. “Quotidianamente, come Cgil, ci impegniamo a fronteggiare situazioni di crisi e di illegalità, come è quella del caporalato. Insieme a noi, le associazioni, i Comuni, le forze dell’ordine fanno la loro parte. Ma non basta – ha detto il Segretario – . Serve un maggiore impegno dei Governi nazionale e regionale. Sarebbe un buon inizio se si investisse sulla cultura, che può generare maggiore consapevolezza. In secondo luogo, bisognerebbe dare più uomini e mezzi alle forze dell’ordine, senza i quali spesso è difficile effettuare indagini serie come si dovrebbe”.
Tutte questioni urgenti, alcune delle quali sono state affrontate anche nella settimana di lavoro e formazione con i 17 volontari del campo.  “Veniamo da nove regioni diverse d’Italia – racconta Thomas Borromeo, segretario della Flai di Siena, mentre il gruppo è riunito sotto lo stand allestito in piazza per distribuire ai presenti assaggi di prodotti tipici  - . Siamo arrivati da Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte, Toscana, Umbria, Lazio, Campania, Puglia e Calabria.” In pochi giorni sono diventati molto affiatati, anche se hanno età diverse. Il motivo – lo racconta un altro dei volontari - è che “è stata un’esperienza intensa, durante la quale abbiamo lavorato fianco a fianco. Nei momenti di formazione ci siamo meravigliati, ci siamo confrontati, abbiamo riso e abbiamo discusso. E, cosa più importante, abbiamo avuto l’impressione di fare qualcosa di positivo. Sì, il nostro impegno non risolverà il problema. Ma servirà almeno a tre cose: essere più consapevoli, raccontare ad altri quello che abbiamo visto e ascoltato, fare sentire la nostra vicinanza a chi resta qui a lottare”.



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