martedì 27 ottobre 2015

La rivolta delle madri della 'ndrangheta: "Salvate i nostri figli da un futuro criminale"

A Reggio Calabria sempre più ragazzi delle cosche sono "allontanati dal contesto familiare", per decisione del Tribunale dei minori. Ma tutto inizia con le donne che, a rischio della vita, chiedono aiuto (www.repubblica.it).

REGGIO CALABRIA - "Di notte ha gli incubi, si sveglia, prova a parlare ma non gli esce la voce, poi quando ce la fa racconta di morti ammazzati, pistole. E se gli chiedo cosa ha sognato inizia a piangere: "mamma ho sognato lo zio morto ammazzato in quell'agguato, ho paura che anch'io o papà possiamo morire così"". Questo è lo sfogo di una donna di 'ndrangheta che bussa alla porta del Tribunale dei Minori di Reggio Calabria in cerca di aiuto. Chiede ai magistrati di "salvare" il figlio da un destino certo: quello di mafioso, killer oppure vittima di una delle tante faide calabresi che sembrano non finire mai. Ma il grido di Maria (nome di fantasia, ndr ) non è l'unico.

Da anni sono molte le donne che, sfidando la vendetta dei mariti o di altri componenti della famiglia si rivolgono a giudici del Tribunale dei Minori per salvare i loro figli. È una rivolta difficile e silenziosa per sfuggire al controllo della "famiglia" quella delle madri calabresi che, pur di dare un futuro diverso ai loro figli, rischiano la morte e con vari stratagemmi riescono a far giungere messaggi e richieste di aiuto al Tribunale di Reggio. Perché molte madri, a parte quelle che scelgono di "collaborare" con la giustizia, chiedono che il figlio venga allontanato da quel contesto senza esporsi in prima persona. "Non possono dirlo apertamente, perché allontanare da casa un figlio della 'ndrangheta significa andare incontro a numerose criticità", spiega Roberto Di Bella, Presidente del Tribunale dei Minori di Reggio Calabria.

Quello di Reggio è l'unico Tribunale d' Italia che ha intrapreso la strada dei "liberi di scegliere", adottando una serie di provvedimenti pericolosi, disponendo l'allontanamento di una ventina tra ragazzi e ragazze dalle loro stesse famiglie, inviandoli fuori dalla Calabria, lontani dal contesto
mafioso, in strutture specializzate dove possono conoscere e sperimentare una nuova vita.

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